Tra alleanze e influenze Marquez e Dovizioso, com'è triste l'ultimo atto

I finali di Vale sono un ricordo, Andrea deve solo vincere e sperare nelle pazzie di Iannone e Zarco

Tra alleanze e influenze Marquez e Dovizioso, com'è triste l'ultimo atto

nostro inviato a Valencia

Il mondiale che si decide all'ultimo è una ricetta perfetta. Non possono mancare certi ingredienti altrimenti saprà di qualcosa ma non sarà mai qualcosa di abbastanza buono. È insipido questo finale mondiale. Oggi il trofeo deciderà se restare per la quarta volta in cinque anni tra le accoglienti ed esperte braccia di Marc Marquez o se cambiare inaspettatamente padrone scegliendo Andrea Dovizioso e la sua stretta inesperta e però emozionata. È insipido perché fra i due ci sono 21 punti e perché alla vigilia di un giorno così importante sembra mancare uno degli ingredienti imprescindibili della ricetta perfetta: Valentino Rossi. Ieri ha detto candidamente «puntavo alla seconda fila e per un pelo l'ho mancata». Seconda fila? Capito? Fa male sentirlo anche se il Dottore è alle prese con i troppi mali della sua Yamaha. Vien da sé che incupisca ancor di più ascoltare un diretto interessato al mondiale come Dovizioso annunciare «non mi sento tanto bene e credo mi stia venendo l'influenza...». L'influenza alla vigilia dell'atto finale. Non esiste, non si può. È come il mal di gola alla prima della Scala.

È tutto così decadente a Valencia. Non si avverte l'adrenalinica rabbia delle vigilie mondiali a cui ci aveva abituato il Vale Rossi. Non si tratta dell'impossibile paragone con il piatto stellato che il dio dei motori ci aveva scodellato due anni fa proprio qui, con il Dottore e Marquez e Lorenzo a odiarsi come non mai. È tutto insipido anche pensando alle vigilie di altri titoli firmati Valentino. Manca l'emozione senza calcoli. Manca il romantico abbandono all'imponderabile. Certo, la posizione in griglia del nostro, nel senso del Dovi, non aiuta. È nono. A oltre un secondo dalla pole. Solo che lui ci accoglie dicendo che «era già tutto abbastanza impossibile anche prima di arrivare qui e fare questo tempo». E a quel punto vien proprio male. Ha ragione Andrea ad essere giù perché i numeri e il suo poco amore per questa pista kartodromo e il poco amore della Ducati e al contrario il grande amore di Marquez e la Honda dicono questo. Ma dovrebbe far finta e dire il contrario. Così, perché comunque questo è un mondo che vive su due ruote e in perenne equilibrio e tutti, lui per primo, sanno che lo sport, a volte, sa offrire finali inaspettati anche dai propri attori.

Tanto più con quei tre là davanti. C'è infatti Marc in pole che però, poco dopo averla conquistata, alla curva quattro, è subito finito a gambe all'aria per la ventisettesima volta quest'anno, la seconda nel week end. Marc che dice «io, Zarco e Iannone in prima fila uguale pericolo». Tesi subito confermata da Vale Rossi: «Nessuno stacca all'ultimo come quei tre e penso sempre possa succedere qualcosa...». E soprattutto c'è Andrea Iannone finalmente felice con la Suzuki che «sono il più grosso di tutti e tre» precisa, «per cui se ci dovesse essere una staccata così, vincerei io» scherza e non scherza.

Per fortuna qualche benemerito ricorda di quei tre anche al Dovi che ha appena terminato di accennare al timore dell'influenza. Ed è come un'aspirina, una tachipirina, un placebo. Gli fa bene. Lo aiuta a raddrizzare un poco questo pomeriggio valenciano. Ci scappa anche un sorriso: «Zarco e Iannone potrebbero rivelarsi alleati? Ma no, loro non puntano un pilota in particolare, loro sono un disturbo generale». Quanto a Marquez e alla sua voglia di conquistare il titolo senza fare calcoli e vincere spingendo, per cui rischiando, Dovi è netto: «Lui fa così in prova e qualifica, ma in gara non è per niente stupido...». E infatti, quasi l'avesse sentito, il catalano prima avverte «Marquez Attack finisce col warm up, dopo penserò solo a concludere la gara».

Quindi, riferito all'altro ducatista Lorenzo con tempi da pole fin quando non è caduto, aggiunge serafico: «Se aiuterà Dovizioso andando in testa e rallentando? Non può mica farlo con undici piloti...». Già, perché Dovi per conquistare il titolo deve vincere e Marc arrivare dodicesimo. Forse è anche per questo che tutto è così insipido e quasi quasi c'è aria d'influenza.

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