Torino Venerdì 17. Superstizioso o no, Massimiliano Allegri da ieri non è più l'allenatore della Juventus: esonerato a ridosso della chiusura della Borsa, con il titolo bianconero che vanifica subito la sua giornata. «L'esonero fa seguito a taluni comportamenti tenuti durante e dopo la finale di Coppa Italia che la società ha ritenuto non compatibili con i valori della Juventus e con il comportamento che deve tenere chi la rappresenta». Nessun riferimento alla coppa Italia vinta in un comunicato che non parla di licenziamento ma che lascia la porta aperta a possibili strascichi legali per una risoluzione del contratto per giusta causa. Ballano circa venti milioni tra ultimo anno di contratto del tecnico e il suo staff, un risparmio notevole per le casse dissanguate del club. E quel riferimento ai comportamenti non in linea con il codice etico inducono a pensare che se non si andrà in tribunale, si proverà a transare a cifre notevolmente ribassate. A meno che il tecnico non trovi subito sistemazione in un'estate in cui ci sarà una girandola di panchine: Bayern, l'Inghilterra ma anche la suggestione Napoli (dove ritroverebbe Manna) perché De Laurentiis pensa a Conte ma Max l'aveva cercato prima di Spalletti.
La Juventus guarda avanti. Nella giornata odierna la squadra sarà ufficialmente assegnata, per le due partite che mancano al termine del campionato (lunedì a Bologna e poi in casa contro il Monza), a Paolo Montero, che sconterà la giornata di squalifica con la Primavera, per potersi così sedere in panchina lunedì sera al Dall'Ara. Al suo fianco Simone Padoin e Francesco Magnanelli, già nello staff di Allegri.
Tutto previsto fin dal giorno dopo la coppa Italia vinta. Fare finta di nulla, dopo tutto quanto accaduto mercoledì all'Olimpico romano, era però impossibile. E così ieri si è arrivati alla chiusura del cerchio: Allegri ha diretto l'allenamento del mattino, ha fatto pace tramite comunicato diffuso dall'Ansa con Guido Vaciago il direttore di Tuttosport che aveva minacciato nel post partita ed è stato poi riconvocato in sede nel pomeriggio. Vi è arrivato a bordo della sua 500 e ha trovato Giuntoli e la dirigenza ad attenderlo: un'ora di colloquio circa, l'esonero comunicato da Scanavino e tanti saluti. Epilogo già pronosticato dai fedelissimi collaboratori Dolcetti (in un video) e Landucci all'ingresso alla Continassa (con una mezza frase).
Si chiude così una storia cominciata il 16 luglio 2014 dopo l'inatteso addio di Antonio Conte: accolto in maniera a dir poco scettica (eufemismo: all'ingresso a Vinovo fu contestazione dura), vinse subito lo scudetto rimanendo in testa dalla prima all'ultima giornata. Il fortissimo legame con Agnelli lo metteva al riparo da scossoni, il resto lo hanno fatto i risultati, la finale di Champions contro il Barcellona dopo avere eliminato il Real Madrid, i successivi scudetti, le 5 Coppe Italia e le 2 Supercoppe italiane, un'altra finale Champions. Poi, il primo addio per lasciare spazio a Sarri e poi Pirlo: quindi il ritorno, ancora chiamato da Agnelli.
Avrebbe potuto essere una bella favola, ma quando le inchieste giudiziarie hanno portato al defenestramento dello stesso Agnelli è cambiata la musica: dentro Giuntoli e avanti con gli scricchiolii, fino a gennaio quando si narra Galliani gli avrebbe aperto gli occhi su un accordo praticamente fatto tra la Juve e Thiago Motta, che lunedì guarderà in faccia il suo futuro.Dalla sconfitta con il Lucento alla finale di Coppa Italia, l'inizio e la fine del decennio di Allegri alla Juventus. Dagli insulti alla rissa fatale.
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