Allegri al largo dallo spettacolo: "Conta vincere, ma sempre"

Il tecnico: "L'Atletico nel mio destino". Simeone: "Una finale". Godin e Buffon si punzecchiano. Dubbio Llorente-Morata

Godin esulta davanti a Barzagli (Uruguay-Italia)
Godin esulta davanti a Barzagli (Uruguay-Italia)

Guarda in faccia la realtà senza timori e senza mostrare un'espressione cattiva, Max Allegri. Non cita fatturati e non esalta le vittorie altrui, pur avendone il massimo rispetto. In poche parole, si fida dei suoi e semmai li lancia spargendo ottimismo e consapevolezza: «La voglia di vincere ancora è nel dna della Juventus. Non conta porsi obiettivi minimi, ma pensare sempre a vincere: per prima cosa pensiamo a passare il turno, poi a marzo vedremo di che pasta siamo fatti». Banalmente e semplicemente, perché non c'è bisogno di andare ogni volta a scomodare iperboli varie. «L'Atletico è una squadra che ha la forza mentale per pressare e non mollare fino al 95'. Credo sia merito dell'allenatore, uno che ha vinto una Liga e stava per farcela anche in Champions». É una specie di appuntamento con il destino, quello di Allegri con i colchoneros: lo scorso anno, esonerato dal Milan, non potè sfidarli. Lo farà stasera: «La vita è strana - ammette -. Al momento del sorteggio mi è, in effetti, scappato un sorriso. Spero che la squadra giochi bene, ma lo spettacolo fine a se stesso non serve a niente: contano i risultati. E un risultato positivo sarebbe un passo importante verso la qualificazione».

Nessuna speculazione sul pareggio, comunque. Accorgimenti tattici sì, ma sarà la solita Juve a due punte: Allegri ha confermato di avere il dubbio su chi schierare tra Llorente e Morata, per il resto Caceres dovrebbe riprendersi il posto in difesa né esistono altri dubbi visto che Pirlo è rimasto a casa e difficilmente ce la farà anche per Juve-Roma di domenica.

Dall'altro lato c'è il 'Cholo', al secolo Diego Simeone. Uno che la Juve l'ha affrontata e battuta da giocatore, segnando però con la maglia della Lazio il gol del 3-2 che il 5 maggio di dodici anni fa regalò lo scudetto alla Signora togliendolo all'Inter. Dopo sei partite di squalifica, è tornato in panchina sabato scorso trascinando i suoi: altrettanto farà stasera, «contro una squadra complicata e un club che incute grande rispetto. Non mi aspetto una Juve chiusa: non è una squadra da contropiede. Piuttosto, ci presseranno altissimi».

Si vedrà. Intanto, la chiamata alle armi è già suonata: «É una finale, certo. Come lo era sabato la partita con il Siviglia e come lo saranno quelle contro Valencia ed Espanyol». Vuole vincere sempre e non lo nasconde, ecco. Tra i suoi alfieri, Diego Godin. Uruguaiano e di professione difensore. In pratica, l'ultimo a battere Buffon quando le nazionali si sono affrontate al Mondiale. Da allora, SuperGigi ha chiuso la porta: «Se sono stato l'ultimo a segnargli, sarà lui a doversi preoccupare. Ci aspetta un match dall'importanza vitale: abbiamo perso in Grecia e, se vogliamo andare avanti, dobbiamo vincere qui». Il 'Faraone' - così soprannominato per avere segnato anni fa all'Egitto - è pronto a godersi un Calderon infuocato e a riprendere la corsa verso quella coppa svanita all'ultimo lo scorso anno: «Mi va bene ricordare che Godin sia stato l'ultimo a battermi - ha risposto Buffon - perché nel mezzo sono successe altre cose e la mia porta è rimasta inviolata.

Vorremmo riprendere il discorso Champions da dove l'avevamo lasciato due anni fa, ovvero dai quarti contro il Bayern Monaco. Per noi è importante raggiungere almeno quell'obiettivo, poi dipenderà dalla fortuna dei sorteggi». Intanto, oggi bisognerà salvare la pellaccia.

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