Amrabat, l'Olanda mancata per quell'accusa. Brozovic, un bis oltre il record dell'Inter

Un nerazzurro in finale da 11 edizioni: Epic la giocò già nel 2018

Amrabat, l'Olanda mancata per quell'accusa. Brozovic, un bis oltre il record dell'Inter

Oltre a Giroud, c'è ancora un bel pezzo del campionato italiano al Mondiale. Dei 68 calciatori di partenza (con tre della B, tra cui il marocchino del Bari Cheddira), ne sono rimasti 14, due ancora senza minuti all'attivo, Dybala ed Erlic. E almeno sette saranno anche nell'atto conclusivo della rassegna qatariota. Otto saranno attori in campo o in panchina nella prima semifinale tra Croazia e Argentina. Di questi due interisti, Brozovic e Lautaro Martinez per una notte avversari, e uno dei due garantirà al club nerazzurro un singolare primato, condiviso con il Bayern Monaco: per l'11ª edizione di fila (in pratica dal 1982, quando al Bernabeu giocarono e vinsero Altobelli, Oriali e Bergomi) avrà un suo calciatore nella finale di Coppa del Mondo.

Per il croato, soprannominato EpicBrozo, arrivare in fondo rappresenterebbe il bis di quattro anni fa. In Qatar ha già giocato 504 minuti e ha percorso oltre 70 chilometri in cinque partite (16,7, nuovo record assoluto, solo nella gara con il Giappone) nonostante i 30 anni suonati. Al cospetto di Neymar e compagni non ha avuto problemi a calarsi più nel ruolo di interditore che di costruttore e con Modric e Kovacic forma il centrocampo di maggiore qualità, esperienza e palleggio del Mondiale. «Il segreto del giocatore epico? Appena finito l'allenamento mettere i piedi nell'acqua fredda e mangiare una banana», ha confessato tempo fa su Instagram.

Per l'attaccante argentino finora 221 minuti giocati e un Mondiale a più facce: dai gol annullati (due) dal Var contro l'Arabia nella notte del clamoroso ko dell'Albiceleste alla panchina in tre gare consecutive passando per le critiche in patria per i tanti gol falliti (ben quattro le occasioni sprecate con l'Australia e poi quelle fallite con l'Olanda) fino alla rinascita con il rigore qualificazione nella lotteria finale della sfida ai tulipani. «Ho giocato con un'infiltrazione alla caviglia, le critiche mi sono dispiaciute, ma il ct e la squadra non mi hanno mai fatto mancare la loro vicinanza», così il Toro dopo la vittoria nei quarti.

Saranno sei (anzi cinque, visto che il già citato Cheddira salterà la partita per squalifica) i calciatori «italiani» presenti in Francia-Marocco. E fra i trascinatori degli africani c'è il centrocampista della Fiorentina Amrabat (480 minuti in campo, praticamente insostituibile. «Sofyan gioca finché non muore», diceva Ivan Juric quando era il suo allenatore in quel Verona che stupì tutti e finì a metà classifica. Lui, cresciuto in Olanda dove ha vinto coppe e supercoppe con la maglia del Feyenoord (e poi un campionato in Belgio con il Bruges), non ha mai messo in dubbio di giocare per la nazionale marocchina.

Quando rifiutò la chiamata dell'Olanda, l'allora ct Koeman parlò di presunte tangenti date al giocatore dalla federazione marocchina per convincerlo. Professionista straordinario, spesso si allena in palestra anche nel giorno d riposo. A lui toccherà ancora il compito di far scrivere un'altra pagina storica ai «Leoni dell'Atlante».

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