Napoli Non basta la goleada, sembra già tutto deciso. Da due giorni. Carlo Ancelotti oggi potrebbe uscire di scena da vincente, lasciare il Napoli agli ottavi di Champions - terza qualificazione - tradito (ma non ieri) da una squadra inguardabile in campionato e dal rapporto logoro con il presidente. «Domani (oggi) mi vedo con De Laurentiis, affronteremo la questione e prenderemo una decisione. Sabato sarò ancora in panchina contro il Parma? Non lo so, spero di sì».
I suoi ragazzi hanno fatto quello che si aspettava, giocare per lui. L'emozione deve aver tradito lo sbarbatello Vandevoordt ma ha aperto un'autostrada al Napoli: una traversa e un gol nei primi due minuti, mai visto un avvio così veemente sotto la gestione Ancelotti, l'ideale per mettere la gara in discesa e giocarsi il resto dei novanta minuti senza le solite palpitazioni. Dopo il legno di Koulibaly, ecco la papera del più giovane portiere debuttante in Champions: prova a disimpegnarsi in dribbling ma incappa nel mancino maligno di Milik che lo fulmina senza pietà. Così è troppo facile, i ragazzotti belgi ci fanno una brutta figura perché se la giocano con le loro armi, ovvero pressing e velocità nelle ripartenze. Con l'inevitabile conseguenza di regalare praterie allo scatenato Di Lorenzo, che a destra non concede sconti: affonda tante di quelle volte che poi ci becca. Assist al bacio per Milik, che raddoppia.
In campo è la serata del polacco, tornato titolare dopo aver curato i malanni della pubalgia: è tra i migliori a dimostrazione che senza un centravanti di peso questo Napoli non può giocare. Ma soprattutto si può giocare senza Insigne, sprecato come esterno di centrocampo e ieri spedito in panchina, come quasi sempre gli accade in Champions. Già, la Champions. Il marchio di fabbrica di Carletto, la medicina ai mali del campionato. Un'altra squadra rispetto a Udine, e non soltanto: d'accordo, ci sono quelle inspiegabili amnesie difensive che gli avversari sprecano ma l'atteggiamento, la concentrazione e l'applicazione degli azzurri in Europa sono un'altra cosa. C'è ritmo, quello che manca in Italia e con il ritmo il Genk va ko per la terza volta prima dell'intervallo: Callejon viaggia da solo e il portierino lo atterra, tutti d'accordo nel mandare Milik dal dischetto e così il polacco porta a casa il pallone e la prima tripletta in Champions, sotto gli occhi dell'emozionato Hamsik tornato a Napoli per smaltire le fatiche del torneo cinese.
La ripresa è un continuo trotterellare, si cerca il numero e non le geometrie, trova gloria pure Mertens che firma il poker dagli undici metri con il cucchiaio.
Ottavi al sicuro (il Liverpool è primo nel girone per aver vinto a Salisburgo) e tutti a pendere dalle labbra di Carletto: «In Europa si è visto il nostro valore, in A no. È un grande rammarico. Mai pensato alle dimissioni e mai lo farò». Quindi oggi spetta al presidente fare l'ultima mossa.
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