Ciao Fede, hai tempo per qualche domanda?
«Vai, siamo in viaggio verso il Passo S. Pellegrino, ultimi giorni di allenamento prima del Mondiale, non guido e ti ascolto».
Che effetto fa ricevere messaggi di incoraggiamento, come se stessi vivendo una profonda crisi agonistica?
«Da una parte mi fa piacere, perché quelli che scrivono quando non vinci sono quelli che tengono davvero a te. Dall'altro mi chiedo: ma che problema c'è, visto che a differenza di Sofia Goggia, che purtroppo salterà il Mondiale, non mi sono fatta male, non esco quasi mai dalle prime dieci e sono salita quattro volte sul podio fra gigante e superG? C'è gente che darebbe chissà cosa per fare questi risultati, 600 e passa punti a fine gennaio li avevo fatti solo l'anno scorso, quindi in pratica sto vivendo la seconda miglior stagione della carriera, vittorie a parte.
Dici poco Quanto ti mancano e secondo te perché non sono ancora arrivate?
«Mi mancano, ma se non ne ho conquistate è perché non me le sono meritate. Per vincere, per essere la migliore, bisogna dare il massimo, vale per tutti. Io sono una forte sciatrice, so di avere le qualità per battere le rivali, ma per farlo devo sciare al 100%, e a volte non basta nemmeno quello. Da inizio stagione ho fatto pezzi da vincente solo qua e là, assieme non li ho mai messi e quindi è normale che non abbia mai vinto».
I Mondiali arrivano al momento giusto o no?
«Perché no? Tutto quello che è successo finora non conta. Il Mondiale è la gara di un giorno, quella che vede protagonisti anche outsider, fra i quali mi piace mettermi. So di avere il colpo in canna, se riesco a dare il 100% sono da medaglia».
Si comincerà con la combinata, gara in cui in Coppa sei imbattuta dal 2018, ma che in questa stagione è stata bandita dal calendario. Pronostico difficile.
«Ti ricordo che nel 2019 ho perso proprio la gara dei Mondiali... Le avversarie lunedì saranno tante e forti, con Vlhova e Gisin favorite. Ci sarà anche la Shiffrin, che se ha deciso di tornare a fare velocità è perché si sente pronta».
Si proseguirà con il superG: molti non lo hanno capito, ma io so bene che questa è la tua specialità preferita.
«Vero. Il superG mi piace perché la velocità è simile a quella di una discesa, ma non si fanno le prove, quindi la tattica è importantissima e già in ricognizione bisogna saper valutare i passaggi ciechi, i dossi e i salti. Sulla pista di Cortina non ho mai fatto grandi risultati, mi auguro che traccino qualcosa di non banale e in ogni caso starà a me adattarmi alle condizioni che troveremo».
Qualificata al mondiale in tutte le discipline. Un programma esagerato forse.
«E infatti non farò tutte le gare. Mi sarebbe piaciuto, ma mi sento poco sicura, ho deciso di saltare la discesa per allenarmi in gigante».
Cortina sarà il tuo quinto Mondiale e a casa abbiamo solo una medaglia d'argento, un po' impolverata peraltro.
«Già, sono passati dieci anni da quella prima volta, l'argento in gigante del 2011 a 9/100 da Tina Maze: avevo vent'anni! Nel 2013 non partecipai per infortunio, nel 2015 non mi considerarono per le discipline veloci (e ancora oggi mi chiedo perché, visto com'era la pista di Beaver Creek) e preparammo il gigante davvero male. Feci poche porte. Dal 2017 però mi sono rifatta, non sono mai uscita dalle prime 10 in superG, combinata e gigante. Però la medaglia è sempre sfuggita e gli ultimi due giganti (4° e 5° posto, ndr) gridano vendetta».
L'anno scorso sei stata la numero 1, hai portato in Italia un trofeo che mai nessuna era riuscita a vincere prima. Con che spirito stai affrontando la nuova stagione?
«Con il desiderio di dimostrare che quella grande vittoria era meritata e non mi aveva appagata. Così, nonostante una buona partenza in gigante, subito sul podio dietro a Marta, appena ho sentito che qualcosa non andava mi sono innervosita e mi sono messa ancora più pressione addosso, peggiorando la situazione. Avrei dovuto stare calma e apprezzare quello che avevo fatto, invece mi sono bastonata da sola. Questo atteggiamento partiva dall'allenamento, non accettavo di essere dietro, mi demoralizzavo».
A fine 2016, quando la Goggia cominciò la sua scalata ai vertici con podi a ripetizione, eri andata un po' in crisi, ma riuscisti a riprenderti andando a vincere tre gare da fine gennaio a marzo. Quest'anno, con anche Marta Bassino a dominare in gigante, ti sta succedendo la stessa cosa?
«Anche in quell'inverno 2016 arrivavo da un'ottima stagione, mi ero messa tanta pressione addosso, ma ad andare forte in gara erano state le compagne con le quali me la giocavo in allenamento. Era uno stress pazzesco, simile a quello di quest'anno, sì, perché con Marta in allenamento sono sempre lì, a volte anche davanti, ma in gara (parlo di gigante) non l'ho mai battuta. Questo mi ha mandato un po' in crisi, perché mi ha fatto capire che mi manca qualcosa, perché al momento giusto non riesco a fare quello che so».
Un Mondiale senza pubblico.
«Pensate a un calciatore che deve tirare un rigore: credo faccia una bella differenza farlo sotto gli occhi di settantamila persone urlanti o nel silenzio di uno stadio vuoto. Il pubblico mette stress, ma dà anche carica e per me vale la seconda. A inizio stagione pensavo ma sì, dai, cambia poco. Ora invece mi sto rendendo conto che certi momenti del pre gara assieme alle colleghe straniere e il calore attorno alle piste mi mancano molto. Mi spiace soprattutto per il mio fan club, col quale non ho ancora potuto festeggiare le vittorie dello scorso inverno.
Aspettavano questo Mondiale da anni per scatenarsi col tifo, vorrà dire che dovrò continuare fino al 2023, quando si gareggerà a Courchevel e Meribel, di nuovo vicino a casa».C'è tempo. Ora pensiamo a Cortina. Buon viaggio e andate piano.
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