La percentuale di italiani in campo nel campionato di serie A continua a scendere (dal 33,54 per cento della terza giornata siamo passati al 31,37 della settima). Ma i giovani chiamati in azzurro da Luciano Spalletti - gli ultimi arrivati nella truppa sono il milanista Matteo Gabbia, il monzese Daniel Maldini e il romanista Niccolò Pisilli - giocano con una certa regolarità. L'abbassamento dell'età media della sua Italia è oggi dunque nei fatti. A settembre contro Israele il Ct ha schierato per la prima volta nella storia azzurra cinque giocatori nati dal 2000 in poi.
«Il campionato ci dà alternative e a me ha dato la possibilità di scoprire cose nuove», ha detto Spalletti. Che ha elogiato la duttilità di Pisilli («è un centrocampista moderno che sa fare un po' tutto, mi diceva De Rossi che nelle partitelle fa sempre gol»), la leadership di Gabbia («ha fatto vedere di sapere comandare la difesa, mi piace il fatto che sia un giocatore del Milan, un club ora con pochi italiani...») e la purezza tecnica di Daniel Maldini («è un po' il calciatore che ci manca, ha tante qualità, la giocata incantevole e la fisicità. In più sa giocare benissimo spalle alla porta anche se a volte si assenta un po' dal gioco»).
È chiaro che nella doppia sfida di Nations League con Belgio (domani a Roma) e Israele (lunedì 14 a Udine) la curiosità sarà proprio nel vedere all'opera - anche a gara in corso - il figlio e nipote d'arte Daniel che ha come modello Kakà e che come avversario attuale ammira Dybala. Il giorno dopo Italia-Belgio festeggerà a Coverciano i suoi 23 anni magari con un debutto nell'azzurro dei grandi. Basterebbe questo per mettere fine ai sogni della federazione del Venezuela (mamma Adriana è di quel paese), che con telefonate settimanali ha cercato fino all'ultimo di convincerlo a scegliere la Vinotinto. «Ho sempre aspettato il momento giusto per fare una scelta giusta per me, nel sogno di ogni ragazzo che gioca a calcio c'è la Nazionale. Il regalo è già essere qui, ho sentito le belle parole del Ct su di me e ha anche ragione sulle mie pause, devo correggermi...», così Daniel.
Il primo giorno da recluta a Coverciano è passato tra la foto insieme alla squadra con i pazienti dell'ospedale Bambin Gesù di Roma e quelle attaccate sulle pareti di nonno Cesare, giocatore e poi Ct azzurro, e papà Paolo, 126 presenze di cui 73 da capitano. «Sapere che sono passati da qui fa un bell'effetto, ma io sono concentrato sul fare bene, vivo il presente giorno per giorno. Credo proprio che adesso sia il momento giusto: la chiamata è perfetta, mi sento bene con me stesso e in quest'Italia dove c'è una qualità incredibile».
L'etichetta di raccomandato se l'è scrollata di dosso in fretta: «Col tempo inizi a capire che il parere degli altri può essere positivo o negativo, ma che tu devi andare per la tua strada verso il tuo obiettivo». «Mio figlio ha qualità fuori dal comune, ora è il momento di farle vedere», così papà Paolo.
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