Prima gara dal divano, «Anzi dalla palestra ad allenarmi», ci sarà anche Sofia Goggia a tifare dalla tv le azzurre giganti al via oggi da Soelden, nella 59sima stagione di coppa del Mondo (dirette Rai ed Eurosport 10 e 13). «Situazione inedita», dice lei che non ha mai iniziato una stagione «senza allenamento, senza neve e senza sci». O meglio, sugli sci Goggia è tornata da poco, prima in estate allo Stelvio, poi in val Senales e per la prima volta dall'infortunio del 5 febbraio scorso, non ha provato dolore. Il suo rientro in gara passa da due manche: «Un mese di allenamento a Copper Mountain, dall'11 novembre, per provare il debutto a Beaver Creek, 30 giorni dopo». Allora potrebbe fare da apripista anche una certa Lindsey Vonn in una stagione che sembra fatta per i rientri oltre che per le riconferme. La forma di Marco Odermatt pare scontata e i duelli con l'ex norge e neo carioca Lucas Baathen già infiammano il botteghino, così come il confronto con MH89, il nuovo Hirscher all'olandese. In, casa Italia, oltre alle big, debutta Giorgia Collomb, 18 anni valdostana. Coetanea di Lara Colturi, albanese d'Italia alla terza stagione in Coppa forse pronta per un podio.
Sofia, quanto pesa stare in panchina?
«Molto, sia emotivamente, sia mentalmente, sia fisicamente. Da quando ho tolto i mezzi di sintesi, insomma la placca che mi teneva insieme le ossa del piede, va tutto meglio, ma ogni curva è un'incognita. Questa estate non potevo nemmeno chiudere lo scarpone. Così, rimuovere il ferro è stata l'unica possibilità. Una persona che non debba sciare per lavoro non lo farebbe».
Non ci si abitua mai a dolore e infortuni? Anche se ormai siamo all'11esimo stop e di nuovo alla gamba destra?
«Ginocchia, braccia, la manita di Sankt Moritz, ora il piede: questo stop è stato come il primo per impatto e fatica. Per due mesi mi son detta game over. Ero come una tabula rasa. Ho passato momenti di sconforto che mi fanno venire le lacrime ancora adesso, se ripenso ad una mattina della scorsa estate alla Stelvio, quando ho dovuto arrendermi all'evidenza che andare in Argentina sarebbe stato impossibile. Ho pianto per 6 ore nel letto».
Poi? Come ci si rialza?
«Per gradi e per incontri. Allo Stelvio ho pregato Dio: sono credente, vado anche a messa quando riesco, ma non ho mai chiesto salute o risultati in cambio di devozione. Quel giorno, invece, sì e forse una forza dall'alto mi ha fatto rincontrare una persona di grande fede che mi ha aiutato a voltare pagina. L'affetto delle persone è stato davvero importante in questo passaggio».
Realisticamente dove si può andare?
«Sarei disonesta intellettualmente se parlassi di obiettivi stagionali, senza aver toccato quasi palla: devo evitare la fretta, spesso mia cattiva consigliera. I risultati son sempre la conseguenza della bontà del lavoro. Ho fiducia nel team: sta creando un programma ad hoc che sarà il miglior possibile per come starò di volta in volta. Non ho aspettative se non quella di ritrovare sorriso e serenità. Questo potrebbe significare subito gare buone a dicembre oppure attendere marzo».
Intanto è stata al cinema, a vedere La valanga azzurra: chi dovrebbe interpretare Goggia in un remake della valanga rosa?
«Sugli sci io, senza, mi piace molto Matilde De Angelis».
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