Fa festa l'Italia. Il cielo sopra l'Olimpico è ancora azzurro. Il Galles è al tappeto naufragato nell'ultima azione dopo aver fatto correre un mezzo brivido a Quesada dopo la meta tecnica concessa dal fischietto inglese Carley. Solo mezzo perché gli azzurri la partita l'hanno controllata sin dall'inizio.
Alla fine sul tabellone finisce 22 a 15 e poco importa se nella contabilità il Galles segna una meta in più. Arriva la prima vittoria del torneo, ci dimentichiamo del legno del cucchiaio e possiamo incamerare una buona dose di autostima. Il successo è netto e mai come questa volta anche meritato: azzurri padroni del gioco, nell'area del placcaggio e in difesa. Mai in discussione la superiorità dell'Italrugby contro un Galles che se recupera Faletau, perde in incisività e in disciplina.
Il tema di Gatland è provare a ripetere il copione visto in Scozia cercando l'esterno dello schieramento azzurro per passare ma oggi non è giornata. Josh Adams sbaglia a ripetizione quei quattro palloni che gli si materializzano davanti. E allora la differenza la fa l'Italia alla prima occasione. La meta di Capuozzo è un capolavoro su un cambio di fronte che parte da Niccolò Cannone e si trasforma in oro nelle mani di Paolo Garbisi: prima finge di scaricare all'esterno poi tira dritto a tagliare la difesa dei Dragoni. Il calcetto malizioso dietro le linee per servire Capuozzo è una preghiera che l'angelo azzurro recita nell'area di meta. È la svolta. Da lì l'Italia mette il turbo con il Galles che accusa il colpo. Qui esce fuori Lorenzo Cannone, sontuoso nel mettere le mani dappertutto e costruire le occasioni per il piede di Tommy Allan. È un metronomo, il calciatore azzurro che infila un 4 su 4 che permette all'Italia di allungare nel punteggio. E poco male se nella ripresa ne spara un paio fuori misura. Si va al riposo già con una bella ipoteca sul risultato.
Nel secondo tempo c'è solo da tenere la trincea. Il Galles ci prova e mette paura solo quando il serbatoio dell'Italia comincia ad entrare in riserva. La meta di Wainwright prima, poi quella tecnica che ci riporta a rischio di contatto fanno paura a dispetto di un cronometro che scandisce gli ultimi secondi. Due minuti da vivere in apnea fino all'ultimo pallone riconquistato da buttare in tribuna per godersi l'urlo dell'Olimpico per la prima vittoria. La standing ovation per Allan, poi il giro d'onore davanti ai 60 mila dell'Olimpico. La partita che ha visto l'Italia diventare maggiorenne resterà a lungo nella memoria. «Noi parliamo sempre di crescita - dice Quesada -. E oggi questa partita segna un momento importante per questo gruppo. Significa tanto soprattutto in termini di consapevolezza per questi ragazzi.
Abbiamo margini per migliorare e lo abbiamo visto quando per un paio di nostri errori abbiamo rischiato di riaprire una partita già chiusa. Fa parte del percorso». Ora testa alla Francia tra due settimane, ancora all'Olimpico.
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