La stagione orribile dell'arbitro Marco Di Bello, brindisino, internazionale e già protagonista di un discusso caso (mancato rigore per il Bologna in Juve-Bologna) ha conosciuto un'altra tappa disgraziata. E, a sentire i vertici della Can intervenuti a stretto giro di giudizio, la condotta disciplinare di Lazio-Milan (11 ammoniti, 3 espulsi) merita una stroncatura e una sosta di alcune settimane (possibile tre). Approvate invece le due decisioni più incandescenti della serata romana: niente rigore sulla scivolata di Maignan che incrocia Castellanos, doppio giallo inevitabile per Pellegrini perché il gioco non è fermo. E se Pellegrini, a fine partita, chiede scusa a squadra e tifosi per l'ingenuità tradita nell'episodio, il suo capitano Immobile lo corregge al volo («quale scusa, qui ha vinto l'anti-sportività») dopo identica discussione con Pioli.
Sul punto però a smascherare il doppiopesismo ci sono due precedenti che devono far arrossire Sarri e i tanti che hanno fatto la morale a Pulisic (difeso da Pioli e tra l'altro centrato da messaggi violenti sui social). Il primo è datato 16 ottobre 2021, in Lazio-Inter (3-1): gol laziale con Dimarco a terra a metà campo davanti alle panchine e Sarri che alla fine, dinanzi alle proteste interiste, sbotta: «Ma se l'arbitro non fischia si gioca!». Memoria cortissima, dunque del tecnico. Secondo precedente, più recente e ancora più didascalico: 22 dicembre 2023, Salernitana-Milan, gol di Candreva con Tomori a terra, per un infortunio muscolare. Allora tutti i commenti anche made in Milan furono: «Peggio per voi». Che malinconico clima nel calcio italiano dove però si può ancora ascoltare qualche parola illuminata proveniente dal riconoscimento pubblico e solenne di Calabria riferito alla marcia trionfale dell'Inter («sono i più forti e bisogna fare loro i complimenti!»).
L'attacco frontale di Claudio Lotito, a fine partita, non è nuovo. Stesso tono e stesso argomento («mi rivolgerò a terzi perché il sistema non è affidabile») utilizzato già giovedì sera, prima della partita, durante una premiazione di giornalisti romani. È la conferma che Lazio-Milan è soltanto un pretesto per portare avanti la battaglia politica nei confronti di Gravina e della sua maggioranza in federcalcio. «Abbiamo già votato in Lega serie A per uscire dalla federazione» l'altra dichiarazione a conferma della chiave di lettura tutta politica e per niente calcistica. È una partita diversa quella di Lotito che si gioca per contrastare il piano delle riforme annunciato da Gabriele Gravina. I club di serie A chiedono una maggiore rappresentazione elettorale per poter eventualmente candidare un loro esponente alla presidenza e sono nettamente contrari alla riduzione di posti nel torneo da 20 a 18.
L'ultima sortita sul tema è quella di Adriano Galliani, plenipotenziario di Fininvest nel Monza. «Non si capisce perché per far giocare a due squadre il mondiale per club e a due-tre la Champions bisogna far scomparire due società!».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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