La morte di Diego Armando Maradona ha lasciato un vuoto incolmabile tra gli amanti del calcio di tutto il mondo. Per la rubrica il bianco e il nero abbiamo chiesto un ricordo al ministro degli Affari Regionali, Francesco Boccia, tifoso della Juve e il sindaco di Benevento, Clemente Mastella che era nel cda del Napoli negli anni del 'Pibe de Oro'.
Secondo lei Maradona cosa ha rappresentato per il mondo del calcio?
Mastella: “Maradona ha deliziato gli esteti del calcio, cioè quelli che ritengono le sue fantasie una forma di poesia calcistica. Per quel che è stato Napoli e per l’Argentina Maradona travalica i confini del rettangolo di gioco. Lui è stato l’interprete della povertà e, al tempo stesso, colui il quale ha riscattato Napoli e il Sud del mondo, traendo da questa difficoltà un orgoglio per giocare alla pari anche nella vita”.
Boccia: “Maradona è stato il pallone; il calcio in purezza. Era passione, era genio, creatività, era follia. Era tecnica, velocità. Era l’uomo che ti risolveva la partita ma era lo stesso uomo che faceva squadra. Maradona è il calcio”.
Maradona è stato davvero migliore di Pelè?
Mastella: “Come ha detto il mio amico Enzo De Giovanni: ‘c’è Maradona’ e, poi, c’è tutta una classifica di fenomeni calcistici dove, al primo posto, c’è Pelè e gli altri a seguire. Pelè è stato sempre in Brasile e si è riguardato dal punto di vista dei dispendi di energia. Un conto è giocare in Brasile, un altro in Argentina, in Spagna e in Italia”.
Boccia: “Sono stati due giocatori diversi, due campioni assoluti. Ma fisicamente, tecnicamente, il modo di intendere il calcio, di vivere una partita li rendeva molto diversi. Due stelle indiscusse ma Maradona, forse perché la mia generazione l’ha vissuto in prima persona, è il numero 1. E poi la grandezza di Maradona la vedrei con i compagni di squadra; non ha mai rimproverato un compagno per un passaggio sbagliato”.
Maradona, intervistato da Kusturica, ha ammesso che è stata la droga a rovinarlo. Lei cosa ne pensa?
Mastella: “Purtroppo non è mai riuscito a eliminare completamente questo demone. Ha avuto momenti di stasi in cui ha reagito e combattuto, ma poi ne è stato di nuovo soggiogato. Questa è una cosa molto triste che rimane sullo sfondo e che lo ha toccato molto. Se ha vissuto un tempo limitato di vita e se ha fatto una carriera calcistica molto più breve di quella che si potesse immaginare questo è dovuto agli effetti della droga”.
Boccia: “Non giudico mai nessuno nei propri comportamenti privati, io guardo il campione che illuminava uno stadio ogni volta che scendeva in campo. Era amato da compagni e avversari. Caso unico al mondo. Era uno spirito libero dentro e fuori dal campo e si è fatto amare proprio per questo. Era il campione del popolo e le immagini di tristezza e, a volte di disperazione, che stanno arrivando da ogni parte del mondo, lo dimostrano”.
Maradona verrà ricordato soprattutto per ‘la mano de Dios’. Lei come giudica quel gesto? Antisportivo oppure un gesto di pura classe calcistica?
Mastella: “Quel che fece durante il Mondiale messicano fu straordinario. Nessuno se ne rese conto, forse solo i giocatori dell’Inghilterra che protestarono però fu talmente una cosa tra la furbizia e l’invettiva. Al di là della mano de Dios, la cosa più straordinaria è che lì fece il suo gol più bello in assoluto, il secondo quando dribbla 5-6 avversari e, poi, arriva in porta”.
Boccia: “Da ex calciatore se qualcuno lo avesse fatto alla mia squadra mi sarei infuriato; da tifoso di calcio e spettatore gli perdonavi tutto. E poi dopo qualche minuto fece il gol più bello della storia del calcio”.
Qual è il ricordo più bello che ha di Maradona?
Mastella: “All’epoca io ero al consiglio d’amministrazione di quel Napoli e andavo ogni domenica allo stadio. Andavo a cena con i calciatori di quel periodo: Carnevale, Ciro Ferrara, Renica, Garella, con tutti avevo uno straordinario rapporto umano. Qualche volta Maradona veniva in macchina con me da Napoli a Caserta perché lì c’era il suo amico Oscar, il marcatore ineguagliato nella pallacanestro italiana. Ma il ricordo più bello che serbo nel cuore fu quando Ciro Ferrara organizzò a Napoli una partita per il suo addio al calcio. Quel giorno ero in tribuna insieme a Ferlaino che mi invitò ad andare negli spogliatoi a salutare Maradona. Io ero titubante e gli dissi: ‘Chissà se Diego si ricorda, son passati tanti anni. Meglio evitare’, ma poi con un po’ di reticenza andai. Quando entrai Carletto Iuliano, il capo ufficio stampa del Napoli mi presentò dicendo: ‘Diego, Diego c’è Mastella’ e, a quel punto, lui davanti a tutti, anche a Bassolino e Iervolino che erano lì per consegnargli una medaglia, dice: ‘Mastella, Mastella. Io vedere sempre te in televisione in Argentina’. Questo mi ha fatto fare un salto con l’asta di 30 metri in aria. È uno delle cose che ricordo nella mia memoria con maggiore emozione”.
Boccia: “Da juventino doc ho sempre considerato Maradona l’avversario più forte di tutti dopo il ciclo della Juve di Platini, Tardelli, Scirea. Andavo ogni tanto al San Paolo con amici in macchina a vedere Maradona ed era come andare a teatro.
Ho visto decine di partite del Napoli ma il ricordo più nitido, ma amaro, è la punizione a due contro di noi; pioveva tanto e dopo il goal fui travolto dai tifosi del Napoli. Il più bello, il goal fatto alla Lazio quasi da centrocampo”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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