Il "boia" diventa amico. E il Brasile gli rende onore

Stravolti i palinsesti tv per ricordare Pablito che sconvolse con i suoi gol il popolo del futebol

Il "boia" diventa amico. E il Brasile gli rende onore

San Paolo È morto il carrasco del Brasile, ovvero il boia della Tragedia del Sarriá. Così titolavano ieri tutti i giornali brasiliani perché ogni medaglia ha sempre due facce e se Pablito per noi sarà per sempre sinonimo del Miracolo del Sarriá con quel 3 a 2 contro la Seleçao verde-oro, per i brasiliani lui rimane ancora oggi il boia, il carrasco Paolo Rossi. Almeno nei titoli. Poi, certo, il tempo lenisce le ferite e ieri la tv Globo ha dedicato l'intera mattinata a ricordare Paolo Rossi e tutti i reporter presenti in studio hanno riconosciuto - per la prima volta a mia memoria - che il gol di Antonioni era regolarissimo e, dunque, che l'Italia quella partita doveva vincerla per 4 a 2.

Miracoli del tempo che scorre anche se la voce rotta dalle lacrime dei cronisti delle radio e tv brasiliani dell'epoca fa capire bene come quel loro dramma fu epico almeno quanto la nostra gioia. A tal punto che ancora oggi celebrano ogni anno l'anniversario di quella che per loro sarà sempre la Tragedia del Sarriá. Ieri molti di quegli sconfitti hanno onorato Pablito con parole commosse. «Il Brasile ha già pianto a causa tua, ma ora piange per te. Ci hai estromesso da un Mondiale, ma ci hai conquistato con la tua gioia di vivere e di giocare a calcio, oltre che con la tua grande simpatia caro Paolo Rossi», ha detto Falcao, mentre Zico ha ricordato «un'estate passata insieme in Sardegna, a giocare a calcio sui campetti dell'isola» aggiungendo quasi in lacrime «ci mancherai caro e generoso amico mio». Pablito era tornato in Brasile tante volte e in silenzio aveva fatto anche molta beneficienza per i bambini delle favelas ma, di certo, il suo nome qui ha fatto soffrire un'intera generazione. «Mio padre dopo il terzo gol di Paolo Rossi spense la tv e non l'ha mai più riaccesa per seguire la nazionale ai mondiali», racconta Matheus, un paulista che tifa Flamengo e Milan. «Quell'uomo per me è stato quasi letale racconta Junior dopo la sconfitta mi venne una febbre a 40 che mi costrinse a letto per due settimane, il mio medico la ribattezzò la gripe Rossi' (l'influenza Rossi, nda), peggio di una polmonite».

Per non dire di chi, italo brasiliano, quel giorno tifò Italia e uscendo in piena Avenida paulista con il tricolore rischiò botte da orbi. Questa era l'atmosfera 38 anni fa in Brasile e non a caso ieri i giornali brasiliani associavano il nome di Paolo Rossi a quelli di due altri grandi boia della Seleçao.

Un podio di giustizieri composto da Pablito, dall'uruguagio Alcides Ghiggia, che nel 1950 al Maracana segnò il gol decisivo che fece perdere al Brasile il primo Mondiale a casa sua, e da Zidane, che con due gol di testa in finale, condannò i verde-oro ad un'altra bruciante sconfitta in finale.

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