E così nel giorno in cui un Paese intero e il mondo sportivo si stringono per dare l'ultimo saluto a "Paolorossi" c'è chi non perde tempo e approfitta per svaligiare la sua casa. La casa "Pablito"
Amore, gratitudine, lacrime e ricordi nel dolore composto della sua Vicenza. E la calda presenza degli eroi del Mundial che l'hanno accompagnato dentro e fuori dal Duomo
Stagioni buie alle spalle, niente telefonini, poche voci conosciute a raccontarci le loro imprese e l'umanità schietta di quei ragazzi
"Conosci Paolo Rossi?". La domanda dei tagliagole islamici, che mi circondano scrutando la succulenta preda, è sorprendente.
Un cognome che ha reso grande lo sport italiano: dalla moto alla canoa
Il Paese è passato dal dramma di massa di Napoli al dolore composto e muto di Prato e Vicenza
Paolo stava appoggiato, tranquillamente, a una delle colonne in marmo chiaro del salottino, alla casa del Baron, sede del ritiro azzurro a Pontevedra.
È l'ultimo gol del fuoriclasse con il sorriso. Il ritorno a Vicenza è soprattutto il caloroso abbraccio della sua gente.
Ramaccioni: "Non c'era posto, dormimmo nella stessa camera. Era Pablito, a non si dava arie."
La prima e ultima volta che ho intervistato Paolo Rossi è stata nel 1976. Entrambi avevamo vent'anni, io sognavo di fare il giornalista, lui il calciatore.