Il bomber senza patria inseguito dal declino

Bobone cambia squadra come le fidanzate: vuol dimostrare d'essere l'uomo gol di un tempo

Il bomber senza patria inseguito dal declino

Via, verso Firenze. Bobo Vieri, l’uomo («sono più uomo io di tutti voi messi insieme» dixit a Lisbona, estate del 2004) senza radici e senza patria calcistica, è già in marcia verso una nuova maglia e una nuova avventura della carriera variopinta come un Arlecchino qualsiasi. Senza temere le rivolte di piazza fiorentina (da quelle parti vedono come il fumo negli occhi tutti coloro che arrivano da Prato) e neanche le feroci scudisciate della critica, pronta a infilzarlo al primo gol sbagliato, al primo sbadiglio in panchina, alla prima intervista fuori posto. Non teme quasi niente Bobo Vieri tranne il declino che si manifesta sotto le mentite spoglie di un ingaggio misero (500mila euro netti più eventuali scatti a obiettivi) e di un disinteresse glaciale del calcio che conta. E perciò da anni continua a rincorrere fama e gloria che invece restano alle sue spalle. Mollò l’Inter per il Milan pensando nel miracolo di un risorgimento fisico: niente. Nonostante milanlab e l’accoglienza benevola di Paolo Maldini, suo sodale in affari, magliette e jeans col cuore stampato. Insoddisfatto dello spazio ricevuto, e preoccupato dal mondiale alle porte, scelse di trasferirsi a Monaco, da Guidolin per riacciuffare il destino vincente. Niente, neanche allora. Il declino fisico lo incalzò fino a inseguirlo nel tentativo di prendere posto a Genova con la Samp e a Bergamo con l’Atalanta dove passò molti mesi in palestra, per la rieducazione, più che ad allenarsi. «A Firenze l’ha voluto Prandelli » informano gli specialisti del calcio-mercato. Cesare Prandelli è poi l’allenatore della Fiorentina che poco si fida di Pazzini e ha bisogno diun comodo paracadute nel caso dovessero mancare all’improvviso, come ossigeno, i gol di Toni partito per la Baviera. «No, l’ha voluto Corvino (ds viola, ndr)» ribattono altri informatori fiorentini che forse conoscono meglio i conti di casa Della Valle e sanno che spendere cifre strepitose per Huntelaar da mandare in panchina oltre che uno spreco ingiustificato è un lusso insopportabile. «Di sicuro l’ha voluto Bobo » fa sapere Sergio Berti, il silenzioso procuratore di Vieri, perfetto regista dell’operazione che vale molto in termini pubblicitari e pochissimo dal punto di vista finanziario. Perché la rinuncia di Vieri a proposte vantaggiose provenienti dall’estero non è uno schiaffo alla fortuna, semmai testimonia la sua voglia di fermare il declino, sentirsi ancora in sella, con lo spadone tra le mani e cavalcare contro le difese avversarie come ai bei tempi andati. Bobone, come lo chiamano i suoi amici di Formentera che l’han visto prendere a calci aquiloni sulla spiaggia per mancanza d’altro, non ha bisogno di contratti né di una maglia da onorare per la vita.

Ha cambiato più squadre che fidanzate eppure sappiamo bene che è uncollezionista accanito di belle ragazzotte a caccia di qualche scatto da pubblicare o qualche trasmissione tv. Ha invece un bisogno disperato di fermare un declino che lo tallona da anni, come una scimmia sulla spalla.

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