Cinquant'anni fa salirono sul podio in cinque, ieri è bastata lei, Federica Brignone, a ricordarci che la valanga dello sci non ha perso la sua energia, ma vira semmai dall'azzurro al rosa. Era il 7 gennaio 1974 quando a Berchtesgaden si parlò solo italiano nel gigante: Piero Gros, Gustav Thoeni, Erwin Stricker, Helmut Schmalz e Tino Pietrogiovanna occuparono tutti i posti di gloria disponibili. Era nato un mito. Decenni dopo, mentre alcuni di loro sono diventati leggende anche come allenatori, commentatori o manager della Fis da Tino e Gustav che forgiano Compagnoni e Tomba, Pierino voce delle telecronache svizzere, a Helmut, storico direttore di gara -, molti decenni e campioni dopo, il testimone è saldo nelle mani delle donne, con Brignone a riaprire l'anno come lo aveva chiuso. Sempre sul podio.
Diluvia in Slovenia, la Podkoren 3 di Kranjska Gora è un'insidia saponosa. La tigre di La Salle attacca nella prima manche e cede solo a Petra Vlhova. Alla ripresa, la slovacca esce di scena (4°), Mikaela Shiffrin abdica (9°), mentre Federica combatte restando in sella al podio numero 63 in carriera, alle spalle, per 51/100 della stella nascente canadese Valerie Grenier e di Lara Gut Behrami (37/100) che, per 15 punti, non le sfila nemmeno il pettorale rosso di leader di specialità: «Erano condizioni dure, ma potevo spingere di più», fa sempre autocritica Brignone, che, però, con 3 vittorie e 4 podi in 11 gare, è sempre più solida anche nel ranking overall con 697 punti contro i 929 di Shiffrin. Le altre azzurre? Marta Bassino è decima (190), Sofia Goggia 12sima (210), con linee troppo sotto al palo e pieghe pericolose, ma ancora tanta convinzione fra le porte larghe. Oggi c'è lo slalom (Dirette Rai ed Eurosport 9.30 e 12.30) ma il trio della valanga rosa vola in val di Fassa per preparare le gare di velocità del prossimo fine settimana, in calendario ad Altenmarkt Zauchensee.
Nel tempio mitico di Adelboden, invece, la valanga azzurra ha una accezione un poco più negativa e poco gigante: dietro all'ennesimo trionfo di Marco Odermatt su un incredibile Alexander Kilde (126), al primo podio fra le porte larghe, e su Filip Zubcic (177), gli eredi di quel giorno bavarese del 1974, per il quale è quasi pronto un film prodotto da Fandango, sono pallidi epigoni, anche se fa ben sperare l'ottavo posto di
Luca De Aliprandini (212), al primo risultato buono in stagione, dopo due out ed un 24simo posto. Spiace l'uscita di Pippo della Vite e consola l'11simo tempo di Alex Vinatzer. Oggi c'è uno slalom (Dirette Tv 10.30 e 13.30).
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