Coincidenze. In attesa del botto. Che ovviamente avrebbe (avrà) il nome di Cristiano e il cognome di Ronaldo. Fatto sta che ieri è stato il primo giorno di raduno della Juventus priva dei nazionali che hanno preso parte al Mondiale nonché il primo di Gigi Buffon al Psg. Coincidenze, appunto. Con il portiere decisamente su di giri, perché davvero nel suo caso si può dire che la vita cominci a quarant'anni. «I primi contatti con il Psg sono cominciati a inizio maggio ha raccontato ed è stata una sorpresa molto gradita. Stavo già programmando un altro tipo di futuro, anche se dentro di me ho sempre avuto l'ambizione e la speranza che accadesse qualcosa. Sentivo di avere dentro qualcosa di importante da dare: la vita è imprevedibile ed è arrivata questa offerta. La realtà è che ho giocato in Nazionale fino a pochi mesi fa, significa che sono ancora competitivo ai massimi livelli. Adesso non mi chiedo più quando lascerò il calcio: è una situazione che mi crea negatività. Giocherò finché starò bene e sarò uno tra i più forti: quando non sarà più così, sarò il primo ad accorgermene».
Si sente un ragazzino, SuperGigi: «I 40 anni di un portiere credo equivalgano ai 34 di un giocatore di movimento». Che è come dire, appunto, di non immaginarsi in porta soltanto per questa stagione: comunque sia, parlerà il campo. Dove lui spera di «essere titolare, ma nessuno in carriera mi ha mai detto che lo sarei stato». È l'ennesima sfida da vincere, per amor proprio e per dare ancora una volta l'assalto alla Champions: «Non è una mia ossessione né quella della squadra. Si è creata questa situazione: ho accettato volentieri perché penso ci siano le condizioni per migliorare, come persona e come calciatore. Quando inizia una stagione, non si può racchiudere tutto in un obiettivo come la Champions. Non so se la mia squalifica di tre giornate potesse essere un freno per la società, la mia decisione di venire qui non dipendeva dai turni di stop che avrei avuto. Rispetto la scelta dell'Uefa, senza fare polemiche inutili». La Juve è il passato, salutato nei giorni scorsi. Adesso in testa c'è solo il Psg, aspettando Neymar reduce dalla delusione mondiale. Ripartendo con nuovi stimoli: «Ho trascorso dieci anni a Parma e diciassette alla Juventus, mi ero creato una sorta di zona di comfort molto forte. Avevo bisogno di una nuova sfida con cui misurarmi, da calciatore ma anche come persona. Mi sto allenando con tanti ragazzi che non parlano la mia lingua: questi momenti mi faranno migliorare ancora». E se CR7 andasse davvero alla Juve? «Mi farebbe felice perché so che il popolo juventino ha bisogno di trovare nuovi idoli da esaltare. Non mi darebbe fastidio, mi hanno dato fastidio i due gol in finale di Champions e quelli dell'anno scorso - ha aggiunto - Credo sia il miglior spot possibile immaginabile per il calcio italiano, è la conferma di quanto la Juve nella figura della famiglia Agnelli stia sempre al passo coi tempi, anzi a volte li precedono».
La Juventus, dove gli stimoli non mancano mai. E che hanno infine convinto anche il tedesco Emre Can (parametro zero, ma con 16 milioni di commissione da pagare comunque) ad accettare la corte bianconera: «Quando ho cominciato a giocare, il mio primo allenatore mi parlò molto bene della società bianconera e mi disse che un giorno ne avrei vestito la maglia». Detto e fatto, anche se ovviamente non è tutto così semplice. Su di lui, comunque, la Juve punta parecchio per ringiovanire e rinforzare il centrocampo.
Poche preferenze, al momento, per il modulo: «Io voglio aiutare la squadra e basta. Anche a vincere la Champions, certo. Da bambino uno dei miei idoli era Zidane, pure lui passato di qui». Con discreti risultati, anche.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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