Ancora oggi fatica a parlarne al passato, anche perché Giovanni Carnevali è solito guardare al futuro. Se c'è da vendere o acquistare, gettare le basi per qualcosa di nuovo, l'amministratore delegato e direttore generale del Sassuolo calcio (dal 2014, ndr) continua a pensare al dottor Giorgio Squinzi e alla dottoressa Adriana Spazzoli come se fossero ancora al suo fianco. «E ne parlo al presente racconta a Il Giornale -, perché davvero li sento ancora vicini a me, ma ho una grande fortuna».
Quale?
«Lavorare con persone di assoluto livello e avere al mio fianco Veronica e Marco, i figli che proseguono con lo stesso stile e la stessa attenta partecipazione dei loro genitori un lavoro prezioso quanto eccezionale».
Il Sassuolo calcio è più azienda o famiglia?
«Credo che sia il giusto connubio tra le due cose».
Milanese classe '60, laurea in marketing e comunicazione, Ad della Master Group Sport, ma nel calcio ci entra nel 1982, al Monza, dove conosce Beppe Marotta e Ariedo Braida, due grandi dirigenti e amici. Poi Pavia, Como, Ravenna... come intercettò il dottor Giorgio Squinzi?
«Proprio la Master Group società che opera da anni al fianco di istituzioni sportive e aziende presenti sul territorio nazionale ed internazionale, attraverso l'organizzazione dei più importanti eventi sportivi e la gestione delle attività di sponsorizzazione - diventa l'anello di congiunzione tra me e la famiglia Squinzi. Nel 2006, anno del Mondiale vinto dagli azzurri di Marcello Lippi, la Master Group lavorava al fianco della Federcalcio e in quell'occasione intercettammo la Mapei Spa che divenne sponsor di quella fantastica spedizione azzurra. È in quell'occasione che ebbi modo di conoscere la signora Squinzi, Adriana Spazzoli responsabile marketing del Gruppo e suo marito. E fu proprio la dottoressa ad anticiparmi quello che il dottore aveva in serbo per me: Guardi che mio marito vorrebbe affidarle la gestione del Sassuolo.... Ricordo che io rimasi da una parte molto sorpreso, ma anche gratificato, dall'altra però le dissi che l'esperienza calcio all'interno di un club l'avevo già avuta e nella mia testa avevo altri progetti, che ruotavano attorno agli eventi e alle sponsorizzazioni sportive».
Insomma, prese tempo, ma poi come andò a finire?
«Incontrai il dottore e, come lei ben sa, era pressoché impossibile dirgli di no. Presi tempo, ebbi modo di studiare come era il Sassuolo calcio, e compresi che c'era tantissimo da costruire, tantissimo da fare, ma soprattutto avevo alle spalle una famiglia eccezionale. Accettai anche perché mi piacciono le sfide e sentivo di poter fare qualcosa di importante».
Quale la prossima sfida che vuole ingaggiare e vincere?
«Per una società come Sassuolo ogni giorno c'è una sfida nuova».
Il Sassuolo ha da sempre un occhio ai risultati sul campo, l'altro sui conti: società virtuosa in tutto.
«Dobbiamo esserlo, questa è la nostra mission».
Con la vendita di Scamacca al West Ham è arrivato un riconoscimento importante anche dalla Premier League, il più importante campionato d'Europa.
«Siamo una società ambiziosa e la politica che portiamo avanti con i giovani, grazie anche a collaboratori come Giovanni Rossi, responsabile della area sportiva, Davide Cangini dell'area scouting e Francesco Palmieri del settore giovanile, va in questa direzione. Noi abbiamo come obiettivo quello di valorizzare ragazzi, esattamente come Gianluca Scamacca e il suo approdo in Premier è un fantastico riconoscimento».
Terrà Berardi?
«Per Squinzi Domenico doveva diventare la bandiera del Sassuolo. Oggi lo è assolutamente».
E Frattesi e Raspadori?
«Lo sapete, per Davide fino ad un certo periodo c'è stato l'interessamento della Roma, per Giacomo ci sono gli occhi di Napoli e Juventus. È chiaro che il mercato è ancora lungo e tutto può ancora succedere, ma è altrettanto vero che la nostra idea è quella di porre termine alle trattative nel giro di pochi giorni per concentrarci sul campionato».
Questo Sassuolo a cosa può ambire?
«Come tutti gli anni dobbiamo cercare di ottenere il massimo, sapendo che non è facile».
Se dovesse fare due nomi dei quali prendere nota chi farebbe?
«Tenete d'occhio i due nostri nuovi arrivati: Agustin Alvarez, 21enne uruguagio (attaccante), e il 23enne norvegese Kristian Thorstvedt (centrocampista), sono due giocatori che secondo me hanno un grande potenziale».
Ha paura del Monza di Berlusconi e Galliani?
«Io sono un loro simpatizzante, ho iniziato lì e spero che possa fare un bel campionato, ma paura proprio no».
Come vede il calcio italiano?
«Dobbiamo cambiare passo, tutti»
Cosa bisognerebbe fare?
«Sistema. Più collaborazione tra il mondo Federale e la Lega calcio. In un momento come questo, di grande difficoltà, dobbiamo trovare tutti delle soluzioni per poter aiutare le società di calcio. La lega in questi anni non è cresciuta affatto, ma sono fiducioso che con l'arrivo del nuovo presidente Lorenzo Casini potremo migliorare, soprattutto se noi dirigenti troveremo uno spirito di collaborazione. Il nostro sistema ha un potenziale incredibile che non è stato ancora sfruttato».
La Super Lega ha ragione di esistere?
«Per come è stata progettata all'inizio è stato un grande flop. È chiaro che fa parte di una riforma del sistema calcio che necessita di un cambiamento. Noi, però, non dobbiamo mai perdere di vista il fine ultimo del nostro lavoro: regalare emozioni ai tifosi. Se tutto deve essere finalizzato solo ad un aspetto economico rischiamo di non ottenere nulla».
Chi sarà la favorita per lo scudetto.
«Il Milan parte in pole perché è campione d'Italia, ma Inter e Juventus sono appena dietro: sarà un bel campionato».
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