"Il calcio? Meglio il curling e colpire pentole sul ghiaccio"

Retornaz è il più anziano della nazionale che debutta nella notte. "A Pechino ci venivo da imprenditore, mentre ora..."

"Il calcio? Meglio il curling e colpire pentole sul ghiaccio"

Sarà il curling ad inaugurare il cammino dell'Italia ai prossimi Giochi olimpici di Pechino. Lo farà stanotte, quando il doppio misto azzurro di Amos Mosaner e Stefania Constantini affronterà prima gli Usa (ore 2 italiane) e poi la Svizzera (ore 7). Leader di un movimento che conta 333 tesserati è Joel Retornaz, l'atleta più anziano tra i convocati della FISG, la federghiaccio. Il curling è uno dei quattro sport - insieme a salto con gli sci, freestyle e hockey, in cui l'Italia non ha ancora conquistato una medaglia alle Olimpiadi. Ma mai come quest'anno si può puntare a salire sul podio in questa disciplina, come ha dimostrato il bronzo agli ultimi Europei.

Joel, sarà la sua terza olimpiade.

«Sì, c'ero anche a Torino 2006 e a PyeongChang 2018. A Torino eravamo la cenerentola del curling, perché ci eravamo qualificati come paese ospitante, catapultati in una realtà che non ci apparteneva. Oggi c'è più consapevolezza, non siamo più una sorpresa».

Quali ambizioni ora?

«Sulla carta non siamo tra le favorite per andare a medaglia, ci sono nazioni più attrezzate di noi come Gran Bretagna, Canada e Svezia. Ma rispetto a quattro anni fa, siamo tra le prime otto nazioni al mondo e possiamo giocarcela per il podio».

Lei è nato in Svizzera, come mai gareggia per l'Italia?

«Sono nato a Ginevra, città natale di mio papà, ma mi sono trasferito all'età di 4 anni e mezzo a Cembra, in Trentino, che è il paese di mia mamma e quello è uno dei pochi luoghi dove si è sempre praticato il curling fin da inizio anni '70. Anch'io ho provato il calcio come tutti i ragazzini, ma niente come il curling».

Uno sport che non ti dà da vivere a meno che non si sia nei corpi militari. È vero che fa l'imprenditore?

«Sì, possiedo una società che vende super abrasivi industriali, sono delle materie prime per la costruzione di utensili per il taglio della pietra».

Un lavoro che l'ha portata a viaggiare e vivere proprio in Cina.

«Ho preso una pausa dal curling nel 2013, sono stato 7 mesi a Shanghai. Ho fatto sette mesi di studio intensivo di cinese mandarino. Spero che mi possa tornare utile a Pechino».

La Cina è nell'occhio del ciclone su vari fronti, tra virus, violazioni dei diritti umani e il caso della tennista Peng. Cosa pensa del boicottaggio di alcuni dirigenti occidentali?

«La Cina ha un modo un po' tutto suo di gestire di solito le cose: esiste il metodo cinese e quello deve essere. In questo caso, secondo me, si tratta di un evento troppo grande per essere definito un evento esclusivamente cinese».

La tv vi snobba, però qualche anno fa è uscito un film sul curling, intitolato «La Mossa del Pinguino».

«È un movimento piccolo, il nostro. C'è ancora chi ironizza su questo sport, parlando di lancio delle pentole a pressione o ferri da stiro. Ci definiscono quelli che scopettano sul ghiaccio. È facile fare ironia sul curling, perché rincorriamo le stones con delle scope. A me non dà fastidio che si faccia ironia sul curling. Più se ne parla e più le persone potranno avvicinarsi a questa disciplina».

Ha fatto un pensierino per Milano-Cortina

2026?

«Sarei ipocrita nel dire che non ci abbia mai pensato. Sappiamo che l'Italia lì ci sarà, sarebbe bello terminare la carriera vent'anni dopo Torino. Avrò 43 anni e nel mio sport non sono tanti, quindi chissà».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica