Caro Totti, non smettere mai

Io spero che lei smetta di giocare il più tardi possibile, perché finchè gioca Totti nemmeno io avrò lasciato del tutto la mia giovinezza

Caro Totti, non smettere mai

Caro capitano, abbiamo due mesi di differenza, ma l’annata è la stessa. 1976. Quando siamo nati non c’erano internet e cellulari, il pallone era il Super Santos, la tv in bianco e nero e gli anni di piombo ancora nel pieno della loro devastazione. Oggi, noi di 40 anni, abbiamo la sensazione di aver vissuto non tutto, di essere arrivati a questa soglia senza una grande battaglia generazionale, senza un’epica, senza trionfi esaltanti e senza sconfitte rovinose. Sì, certo, lei ha vinto uno scudetto con la Roma (in cui i leader erano tanti) e la Coppa del mondo nel 2006 (la sua firma fu il rigore decisivo contro l’Australia). Ma, forse sbaglio, ho la sensazione che non si rassegni alla panchina e alla fine di una carriera da calciatore pur ricca di successi e soddisfazioni perché è spinto da quello stesso sentimento che unisce tutti noi, nati nel 1976 o giù di lì. Siamo considerati giovani ed eternamente incompleti dalle generazioni che ci hanno preceduto e vecchi, ignoranti di nuove tecnologie e “matusa” da quelle che ci seguono. Il fatto che uno della nostra età sia diventato capo del governo non ci scalda più di tanto. E allora io spero che lei smetta di giocare il più tardi possibile, perché finchè gioca Totti nemmeno io avrò lasciato del tutto la mia giovinezza.

Ma poi, pensandoci bene, un cammino di vita prevede anche di attraversare le sue fasi affrontando i dolorosi distacchi che comportano. E allora coraggio, capitano. Quando smetterà di giocare entrerà in una nuova vita. E una curva di 40enni suoi coetanei che fanno il tifo per lei e in fondo per se stessi ce l’avrà sempre. Buon compleanno, capitano.

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