Cassani: "Noi cani al guinzaglio, fateci uscire"

"Lo Stato dica se possiamo andar fuori. Non ci servono solo aria, sole e buona salute..."

Cassani: "Noi cani al guinzaglio, fateci uscire"

«Possiamo uscire? Potete allentarci il guinzaglio che ci avete legato al collo?» Questo è in sintesi lo sfogo, perché di sfogo si tratta, del cittadino Davide Cassani, che è anche il Ct della nazionale italiana di ciclismo, nonché il coordinatore delle squadre azzurre. Uomo immagine dell'Italia che pedala, capace di catalizzare le attenzioni di importanti aziende e grandi manager, come Vittorio Colao, appassionato e praticante ciclista chiamato dal governo Conte a guidare la task force per la Fase 2, che spessissimo pedala al fianco del suddetto Ct.

«Posso uscire? - chiede Cassani sulla sua pagina Facebook -. È vero che il 4 maggio ci sarà la possibilità di fare sport all'aria aperta? Care persone che avete in mano le leve del potere e, come si dice, siete perennemente occupati nelle stanze dei bottoni, cercate di capire anche noi che non abbiamo stanze e tra poco forse non avremo neppure più bottoni. Se non ho capito male non manca tanto al giorno in cui possiamo uscire di casa, vero? Anche perché bisogna tenere conto non soltanto delle necessità assolute che il virus comporta, ma che, questo maledetto Covid 19, potrebbe, nel prossimo futuro, anche fare una strage di anime. Dico questo perché qualunque resistenza ha un limite e noi siamo prossimi a raggiungere questo limite».

E ancora: «Quindi Possiamo uscire?. Ora siamo come cani tenuti al guinzaglio e questo guinzaglio si è fatto corto e stretto al collo, per cui intorno a noi ci manca lo spazio, ci manca l'aria. Cari amici, voi sapete che io per primo vi ho invitato al rispetto degli ordini che venivano appunto dall'alto, era necessario affrontare con misure drastiche una calamità come quella che stiamo vivendo. Ma adesso, che il peggio è passato, senza strillare, senza alzare la voce, chiedo conferma: Posso uscire davvero?».

È un Cassani rispettoso delle istituzioni, ma estremamente chiaro. Non le manda a dire, le dice direttamente lui: «Badate, cari signori governanti, che questa non è solo una domanda di comodo che viene dall'esigenza umana di muoversi. Questa è una richiesta che viene dall'anima perché non abbiamo bisogno solo di aria, o di sole, o di buona salute: abbiamo bisogno di qualcosa che ci scaldi il cuore e questo qualcosa hai voglia a girare e rigirare, ma per le stanze di casa non lo trovi. E poi non vedo pericoli nel fare una corsa a piedi, in solitaria e neanche nel prendere una bicicletta, sempre da soli».

Altrettanto chiaro è Renato Di Rocco, numero uno del ciclismo italiano e numero due di quello mondiale. «Mi meraviglierei - dice - se la bici non comparisse nella ripartenza».

Poi però avverte: «Della mia idea di punire anche con la giustizia sportiva chi non rispetterà i protocolli di sicurezza ho già parlato al ministro Spadafora e all'associazione corridori: loro sono pronti, prima che atleti siamo cittadini».

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