«Immaginatelo voi cosa ho provato. Per una fesseria mi sono giocato il Mondiale la sera prima di partire». Le parole sono del compianto Pietro Anastasi, la vicenda è legata a uno degli infortuni più fortuiti della narrazione sportiva. Uno di quelli che lasciano la ferita aperta per sempre. Addio Messico 1970 per colpa di uno scherzo finito male, tra schiaffi e pizzicotti, finché il massaggiatore Spialtini con il dorso della mano non lo colpì proprio nella zona delle parti intime. Sembrò un fastidio passeggero, ma i dolori nella notte divennero lancinanti fino alla diagnosi implacabile del dottor Fini: «Versamento di sangue in un testicolo, bisogna operare già domattina». Così l'ex attaccante azzurro anziché sul volo per Città del Messico si ritrovò in sala operatoria, con il ct Valcareggi furioso per l'accaduto tanto da escludere anche Giovanni Lodetti, coinvolto nella bravata.
Le cronache abbondano di episodi simili, di campioni che per un momento hanno provato a vestirsi da persone qualsiasi, ma hanno finito per pagare caro lo svago e lo sconfinamento fuori dai rigidi doveri del professionista. Nell'estate del 2017 Valentino Rossi in una sessione di enduro si ruppe tibia e perone mentre era in corsa per il Motomondiale. Cadde nel vizietto di tanti piloti che non potendo allenarsi sulle loro moto e sui circuiti ufficiali si rifugiano in altre distrazioni. Il Dottore poi tornò in sella dopo soli 19 giorni, ma in casa Yamaha, stando alle parole del boss Lin Jarvis, non la presero troppo male: «Non si possono mettere i piloti in una teca per evitare che si facciano male». Dal punto di vista degli accordi pregressi, molto peggio andò a Niki Lauda, sbalzato dalla sua moto da cross nel 1976 nonostante avesse sottoscritto una clausola con la Ferrari che gli impediva di praticare sport pericolosi. Due costole rotte e una scusa poi smascherata tra mille polemiche: «Ero in Austria. Stavo guidando il trattore nella mia tenuta di Hof, vicino a Salisburgo». Da notare che l'annata fu la stessa del terribile incidente capitatogli sul circuito del Nürburgring.
A tanti campioni spesso viene ricordato che fuori dalle competizioni non si dovrebbe osare, ma la voglia di trasgredire spesso finisce per sposare la tentazione. Però se c'è il futile motivo, l'aggravante è anche doppia. Come nel caso di Charles Barkley, fuori causa in Nba perché le luci di un concerto di Eric Clapton gli mandarono in tilt la cornea.
Oppure di Andy Murray, costretto nel 2010 a girare con il ghiaccio sul polso non dopo una sfida a tennis, ma per una serie sfrenata di partite alla Playstation contro Vallverdu. Ma c'è un modo per resistere alla tentazione? Cedervi. Parola di Oscar Wilde.
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