Era stato accolto ormai oltre un anno e mezzo fa come "maestro" della Scala di Milano, ha saputo lavorare in silenzio, integrarsi a un campionato tatticamente molto diverso dalla Premier League, ha lasciato passare le tante - forse troppe - panchine a cui è stato relegato, ma con la pazienza tipica dei grandi professionisti, ha saputo - poi - guadagnarsi il più dolce dei riscatti. Christian Eriksen è diventato l'uomo in più dell'Inter di Antonio Conte, uno dei veri trascinatori dei nerazzurri in questa seconda parte di stagione, quella decisiva per poter mettere le mani su un "titulo" che mancava ormai da undici anni.
Lui che nella sessione di calciomercato di gennaio sembrava destinato a salutare Milano e la Serie A dopo un anno di magre soddisfazioni, lui che, grazie alla lungimiranza dell'AD Beppe Marotta e alla fiducia concessagli con il passare delle settimane dall'allenatore nerazzurro, è riuscito a caricarsi sulle spalle il peso del centrocampo interista in un rush finale di stagione quanto mai complicato. I più maliziosi diranno che il danese è rimasto all'inter solo perchè la squadra non è riuscita a piazzarlo a un buon prezzo sul mercato, ai più romantici - dall'altro lato - piacerà pensare che, come accade spesso nel calcio, tutto sia accaduto per una ragione. E quale ragione sarebbe più nobile dello Scudetto...
Il momento della svolta
Due linee parallele destinate a non incontrarsi mai, questi sembravano i destini di Christian Eriksen e dell'Inter - personificata dalla figura di Antonio Conte. Due figure forse troppo diverse tra di loro, con due personalità fortemente contrastanti e idee di calcio apparentemente agli antipodi. Serviva una svolta, un turning point capace di sovvertire le sorti del percorso in nerazzurro del centrocampista danese. Ecco presentarsi, allora, il derby di Coppa Italia contro il Milan, un'occasione più unica che rara per riconquistare la fiducia ormai appassita in panchina di tifosi e allenatore.
Detto fatto: nel silenzio di San Siro, sullo scadere del settimo e ultimo minuto di recupero di una partita bloccata sull'1-1 e destinata a prolungarsi ai tempi supplementari, il "maestro" nerazzurro pennella un destro direttamente da calcio di punizione che non lascia scampo a Tatarusanu e si infila - preciso - sotto la traversa. Un gol che vale l'approdo dell'Inter in semifinale ma, ancor di più, il riscatto di Eriksen e la definitiva svolta. Nel momento più importante della partita e della stagione nerazzurra, in una delle partite più sentite della stagione, il danese ruba la scena in maniera indelebile. Basta guardare i numeri: da qui, Eriksen giocherà 10 delle successive 11 sfide gare di campionato - otto delle quali da titolare, l'Inter infilerà - con lui in campo - una serie di 11 vittorie consecutive riuscendo prima a conquistare la vetta della Serie A e, poi, a raggiungere il massimo vantaggio di +11 dalle inseguitrici. Una seria ipoteca sull'impronunciabile Scudetto pronto a materializzarsi nelle settimane a venire.
Il gol che vale mezzo Scudetto
Ed è proprio in questo frangente della stagione che arriva il secondo momento di svolta della stagione di Christian Eriksen: 18 aprile, stadio Diego Armando Maradona, Napoli-Inter. Non perdendo i nerazzurri metterebbero in banca mezzo Scudetto a sette giornate dal termine della stagione. Handanovic si infila il pallone nella propria porta per il vantaggio partenopeo, l'Inter incassa il colpo e torna negli spogliatoi all'intervallo sotto per 1-0. Avanti, provate a dire che non sia un caso che in una delle partite più decisive della stagione, in uno dei momenti più delicati del campionato, la firma sul gol del definitivo pareggio sia proprio del numero 24 interista. Sinistro potente e preciso all'anoglino basso, il popolo nerazzurro ringrazia e comincia a preparare la festa scudetto, tirando fuori le vecchie bandiere, sciarpe o trombette ormai da anni chiuse a prendere polvere nei cassetti di casa.
"La possibilità di poterci lavorare ed avere più tempo, ma anche il fatto che lui capisse che nel calcio esistono due fasi. Lui ci ha messo un po', abbiamo provato a inserirlo in tutti i modi, anche da trequartista. Ora si sta esprimendo con buona continuità e per me può fare molto ma molto di più. Lo sa benissimo e io sono lì a esortarlo. Sta aumentando anche il tasso di intensità e questo ci ha portato dei benefici", così il tecnico nerazzurro Antonio Conte al termine della sfida contro il Napoli, conscio di aver trovato il proprio miglior rinforzo di gennaio proprio da chi era più prossimo a lasciare Milano.
Eriksen: l'apoteosi dell'estetica
Uno dei giocatori sicuramente più divisivi degli ultimi anni in casa Inter, capace di spaccare i tifosi in due fazioni ben contrapposte: da una parte gli statisti, quelli attaccati ai numeri, quelli che già dall'arrivo di Eriksen all'ombra della Madonnina storcevano il naso, convinti che si trattasse di un giocatore ormai in ascesa pronto a svernare in Serie A. D'altronde, come sostenevano molti: "Se il Tottenham se ne vuole liberare un motivo ci sarà...". Dall'altra parte, gli esteti, quelli che - dopotutto - possono considerarsi i vincitori di questa spaccatura. Quelli che dal primo momento hanno sostenuto le capacità tecniche del danese, quelli che insieme al numero 24 soffrivano ad ogni sua panchina, quelli del: "Toh, te l'avevo detto che era fortissimo!". Insomma, checchè se ne possa dire, il dato di fatto è che guardare Christian Eriksen muoversi in campo e far girare palla è proprio un bel vedere, la sua sicurezza palla al piede unita alla capacità di vedere linee di passaggio apparentemente insesistenti sono doti che solo i grandi campioni possono vantare.
Certo, in carriera ha vinto poco, il suo palmares a livello internazionale è pressochè vuoto, ma questo non può condizionare l'evidenza di un talento cristallino. E chissà che, ancora con addosso la maglia dell'Inter, Sir. Christian Eriksen di Danimarca possa tornare a esprimere il proprio miglior calcio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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