
Sono sicuramente molto più dei tre classici gli indizi sul conto del Milan che conducono dritti dritti alla conclusione: è la prova regina di una stagione cominciata male (con la scelta di Fonseca che non seduce né critica nemmeno Milanello), proseguita peggio a dispetto del mercato celebrato di gennaio (5 rinforzi, tutti inattesi da tifosi e cronisti specialisti) e della Supercoppa d'Italia che è già finita in cantina, dimenticata da tutti e ricordata - con particolare astio - dai social interisti per via del sigaro fumato da Conceiçao la notte del derby vinto a Riad.
E se gli indizi portano la firma prima di Gabbia più Musah a Zagabria, quindi di Maignan a Rotterdam, di Theo Hernandez con il Feyenoord e di Maignan più Pulisic a Torino, è il segno che è proprio la vecchia guardia, o meglio ancora la parte più collaudata della rosa e gli acquisti più riusciti, a mettere insieme questa striscia orribile capace di perdere in pochi giorni la qualificazione agli ottavi e anche l'aggancio possibile al treno della Champions league in campionato. Sembra di rivivere la stessa caduta verticale del Napoli scudettato passato da Spalletti a Garcia e successori precipitando dal primo al decimo posto finale.
Per la prima volta, dirigenti e tifosi della curva sud presenti a Torino, hanno tirato le stesse conclusioni: gli errori dei singoli sono stati decisivi. Poi bisogna interrogarsi da che cosa derivino questi errori. Sicuramente dalla scelta iniziale considerata dal gruppo squadra non all'altezza delle aspettative: di qui la rivolta del cooling break paragonabile per esempio alle proteste di Kvara e Osimhen a Bologna con Garcia. E adesso che Fonseca non c'è più, accusato di essere troppo molle, e al suo posto è arrivato Conceiçao con la fama di duro, la situazione non è certo migliorata perché la squadra si trascina dietro comportamenti auto-distruttivi. E così tracciando un circolo vizioso ecco che i deludenti risultati procurano insicurezza e l'ansia da prestazione determina altri errori, agli inizi delle partite, quando non c'è nemmeno la scusa dell'adrenalina. Poi c'è sicuramente una componente emotiva da parte del tecnico, i cui risultati oggi cominciano a piangere. La sostituzione di Leao, per lasciare puntualmente in campo Joao Felix che si è segnalato per un assist (a Gimenez nel primo tempo) e il palo scheggiato (nella ripresa), si presta a qualche critica mentre invece la decisione di partire senza Fofana non è legata a nessun litigio (come accreditato da un ambiente tossico che gironzola attorno a Milanello) ma alla considerazione che il francese le ha giocate tutte ed è in debito di condizione.
Adesso che anche la rincorsa alla zona Champions si è complicata quasi definitivamente (decideranno le prossime due tappe: giovedì Bologna e Lazio domenica sera), solo la coppa Italia potrebbe salvare parzialmente la stagione e cancellare le tracce di un doppio fallimento, prima tecnico e poi anche economico-finanziario.
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