"Col cuore e l'orgoglio la mia Juve sbrindellata saprà tornare grande"

La manager tifosa storica: "Il club continui con Allegri, ma il trend va subito invertito"

"Col cuore e l'orgoglio la mia Juve sbrindellata saprà tornare grande"

«Ai più importanti bivi della nostra vita non c'è segnaletica». La frase di Hemingway - scrittore che Evelina Christillin ama particolarmente - è perfetta per descrivere l'attuale momento travagliato della Juventus che, oggi, in un «bivio» si trova, senza avere neppure il conforto di una «segnaletica» che possa aiutarla a trovare la strada perduta. La Juve è, da sempre, la squadra del cuore della signora Christillin, tanto bianconera e vicina alla proprietà del club da essere ribattezzata «la signora degli Agnelli». Donna manager di successo, capacità operative indiscusse e piglio imprenditoriale: tutto in uno, anzi in «una». All'estero ce la invidiano. Il suo nome spuntò addirittura tra i papabili alla presidenza della società zebrata. Persona ideale, quindi, per analizzare il momento no della Juve.

Ma lei ci crede alla storiella che l'altroieri, nel cda della Juve, si è parlato solo di «bilancio in rosso» e non pure del possibile esonero dell'allenatore livornese?

«Aspetto tecnico e quadro finanziario sono due facce della stessa medaglia. Se i risultati sul campo non vengono è ovvio che le ricadute sul piano economico diventino rilevanti. E quest'anno sta girando tutto male. Ma c'è tempo per rifarsi».

Allegri, questo «tempo», lo sfrutterà al meglio?

«Ho fiducia in Massimiliano. Credo che si proseguirà con lui. Ma la tendenza va invertita. Così com'è ora, la Juve è sbrindellata».

Rincollare i cocci non sarà facile.

«Ma non impossibile. Mi ritengo una tifosa riflessiva, ma anch'io, dopo la sconfitta col Monza del mio caro amico Galliani, ho faticato a metabolizzare la delusione».

Cosa l'amareggia di più?

«La mancanza di nerbo e di reazione. Cuore e orgoglio fanno parte del dna bianconero e vanno ritrovate al più presto. Solo così tornerà la grande Juve».

L'immagine che traspare all'esterno è tutt'altra.

«Qualcuno sta sbagliando anche a livello comunicativo. Si mandano messaggi attraverso i media. C'è bisogno invece di un confronto franco, guardandosi negli occhi».

Il tifo organizzato ha messo nel mirino, tra gli altri, il capitano Bonucci. E quando perfino le icone non vengono più riconosciute, vuol proprio dire che la situazione è grave.

«Ci sta che i tifosi facciano valutazioni di pancia, ma non ha senso trovare capri espiatori. Bisogna risollevarsi insieme e salvare in gruppo la stagione in campionato e per le coppe».

Lei è un autorevole membro Uefa nel Consiglio Fifa. La mancata qualificazione degli Azzurri del ct Mancini brucia parecchio.

«Senza dubbio. Anche nel Club Italia bisognerà riprogrammare al meglio».

Ci tolga una curiosità: come nasce «La signora degli Agnelli», l'appellativo giornalistico coniato per lei?

«In origine ero La signora degli anelli perché nel '98-'99 ho presieduto il Comitato per la candidatura ai Giochi olimpici invernali Torino 2006. Poi, considerata la stima reciproca che mi ha sempre legata alla famiglia Agnelli, fui soprannominata La signora degli Agnelli. Ma il calembour non mi offende, anzi ne vado fiera».

Come si trova nelle vesti di opinionista Rai a 90° Minuto?

«Ho accettato di buon grado, e gratuitamente, l'invito della direttrice di Rai Sport, Alessandra De Stefano. Nella trasmissione non mi sbilancio mai in considerazioni tecniche ma mi limito a valutazioni, diciamo così, di politica sportiva».

Meno male che, almeno lei, è immune dal «calcese», il tragicomico linguaggio ipertecnico degli analisti. Le parole dello sport dovrebbero essere semplici e arrivare a tutti.

«Nel mio piccolo cerco di far comprendere il valore di quattro parole-chiave: responsabilità, rispetto, cura e fair play».

Dal 2013 è presidente del Museo Egizio di Torino, un'eccellenza italiana nel mondo.

«Il prossimo anno raddoppieremo gli spazi e il museo sarà ancora più bello».

Ma non è che sulla Juve aleggia un sortilegio, tipo la «Maledizione di Tutankhamon»?

«Ahah... Speriamo di no».

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