Dopo il colpo dell'Ept Buonanno torna a Vegas

Dopo il colpo dell'Ept Buonanno torna a Vegas

«Sono stanchissimo da cene e festicciole con tantissimi amici in varie città e paesini dove ho anche ricevuto molte targhe e premi. Insomma devo ancora riprendermi dalla grandissima esperienza di Monte Carlo ma soprattutto dalle 10 ore finali di heads up: mi sogno ancora Jack Salter». Antonio Buonanno è stanco e felice, ovvio. Il vincitore della picca dell'Ept Grand Final di Monte Carlo e di quel premio da oltre 1,2 milioni di euro, non ha ancora finito con quel tavolo finale. E si è confessato con gioconews.it.
Subito una rivelazione importante che, per il settore del poker, fa ben sperare e, siamo sinceri, ci fa capire che, nonostante il momento, imprese del genere possano far bene: «Mi hanno contattato alcune tra le maggiori poker room italiane per iniziare un discorso di collaborazione. Non ci sono offerte vere e proprie ancora, ma molte sale evidentemente pensano che avere un testimonial che ha raggiunto un risultato del genere possa dare stimolo a nuovi e vecchi giocatori di emularmi e praticare questo bellissimo gioco. Qualora dovessi accettare un'offerta questa dovrà essere molto consistente».
Ma torniamo a Monte Carlo, una settimana dopo. «Non è facile smaltire lo stress accumulato in 10 ore di heads up. È vero mi sono sognato Salter, ma non perché lo temevo, anzi. Ero subito convinto di vincere e di batterlo come in quei due showdown in cui partivo sotto con K2 e KJ. Non ho neanche esultato. Lo sapevo che sarebbe uscito il 2, ero convintissimo di vincere». Non certo per poteri paranormali: «No ero solo in credito con la fortuna. Avevo già perso due 70/30 e un 85/15 al torneo di Las Vegas dove sono arrivato quarto. E ho subìto due scoppi incredibili a Sanremo e a Londra all'Ept. Era il mio momento».
Chi non ci arriva non si immagina cosa voglia dire giocarsi in heads up mani che possono spostare una differenza di 500mila euro tra il primo e il secondo. La leggenda di Buonanno è quella di non curarsi del payout: «Ero tranquillo. I premi ad un certo momento non li guardo più. Ho visto i primi 3 quando mi hanno proposto un deal, che poi ho rifiutato. Giocavo per vincere. Il tavolo finale per me è stato facilissimo, poi il grande scoglio del testa a testa». Parliamo dell'avversario: Salter. «Io leggevo le carte a lui, lui a me e ci prendevamo le contromisure l'uno con l'altro. Dovevo lasciare il piatto quando capivo che stava bluffando. Sapevo che se avessi puntato al turn avrebbe abbandonato, ma c'era sempre il rischio che andasse sopra e i piatti potevano spostare milioni di chips. Per questo è durato molto l'heads up: tenevamo i piatti molto bassi a parte due o tre colpi in cui c'è stata un'oscillazione discreta di chips». Alla fine, poca visibilità sui media nazionali, ma un fiume di complimenti e auguri: «Non posso rispondere a tutti. Mi sono arrivate tutte poesie uniche e indimenticabili. Sto rispondendo a poco a poco ed è stato davvero bellissimo l'affetto che ho ricevuto».
Ora sono tutti su Buonanno. Vieni di qua, gioca con noi. Ma il suo focus sembra essere sempre e solo Las Vegas. Quest'anno giocherai molti più eventi? «Qualcosa in più sì ma non giocherò di certo tutti gli eventi minori come fanno tanti players. Il mio concetto è sempre quello: inutile sprecare energie e poi arrivare al torneo che conta stanchi o fuori forma. Farò quindi gli eventi da 5mila euro in su e il main event. Essermi ormai abituato a giocare 5-6 giorni con certi field di livello Ept mi è stato molto utile per questo grande successo e per i risultati che ho sempre ottenuto anche prima. Perché cambiare e giocare eventi low?».


Finale con frecciatina: «Il mio consiglio è concentrarsi sui buy-in adeguati al nostro gioco e non giocare troppi eventi in una sola serie. In questi pochi mesi ho giocato otto tornei e sono stati tutti Ept e Wpt. Ho il 40% di itm. Ma poi sento giocatori che vantano due o tre piazzamenti, però hanno giocato 10 o 20 tornei in più».

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