Fabrizio Corona è uno, nessuno, centomila, là dove l'ultimo aggettivo riguarda anche la sua tariffa per partecipare ad eventi vari. In queste ore il figlio di Vittorio Corona, illustre giornalista scomparso nel duemila e sette, ha preso in mano il pallone, quello del calcio, con l'intenzione di farlo esplodere. Rivela cognomi di calciatori coinvolti nelle scommesse clandestine o nel giuoco d'azzardo, preannuncia altre rivelazioni, anticipa il lavoro delle procure, denuncia già ad agosto lo juventino Fagioli come scommettitore abituale, aggiunge quotidianamente nuovi attori a questo reality che lo vede produttore, regista, sceneggiatore, protagonista. Si muove liberamente nel vuoto della giustizia sportiva e nella lentezza di quella ordinaria, accusa, insulta, offende, rimanda alla prossima settimana, quando sarà ospite di Nunzia di Girolano in Avanti popolo, tutti i particolari privati relativi a Nicolò Zaniolo, assicura che anche in serie B e in serie C i campionati potrebbero saltare, così come una società di serie A, la Juventus, rischia la retrocessione per illecito disciplinare (omessa denuncia su Fagioli). Fabrizio Corona ha allestito un tribunale privato, personale, esclusivo che però emette sentenze pubbliche, unisce, condanna, a volte addirittura assolve. La giustizia, quella vera, scritta nei codici, assiste allo spettacolo, sembra complice, interessata a sfruttare questa gola, niente affatto profonda, un intercettatore vivente che le mette a disposizione fatti, misfatti, circostanze, imputati, così superando velocemente la fase delle indagini preliminari. È la tesi di alta giurisprudenza di Davigo Piercamillo «sono colpevoli non ancora scoperti», è la sconfitta delle garanzie di legge, è il trionfo del giustizialismo, si appalesa Corona e si affollano le piazze televisive, il popolo aspetta di vedere rotolare le teste illustri, l'altro ieri Fagioli, quindi Tonali e Zaniolo, ieri Zelewski, a seguire altri di squadre diverse.
Aria carica di fetore ma schizzano gli ascolti «Martedì porto il 15 per cento alla Di Girolamo». È la vittoria del Coronismo, l'impatto violento e desolante contro un sistema che sputa fango, dal quale è difficile lavarsi del tutto.
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