Lacrime di Berardi che mettono tristezza a tutti e preoccupazione al calcio nazionale. La rottura del tendine di Achille chiede tempo e se il Sassuolo subisce l'ultimo pollice verso stagionale, la nazionale perde un'altra goccia di qualità. In azzurro la qualità, il talento puro ormai sono un distillato, un pregio d'autore che fa la differenza. Ma in via di estinzione. È uno dei problemi scarsamente considerati nel nostro pallone: una volta si parlava di nazionale dai piedi buoni. Spalletti dovrà lucidare la crapa. Infortunio che riporta alla sfortuna di Spinazzola durante il vittorioso cammino europeo. Stavolta lo scherzo del destino rischia di fare perfino più danni. Diamo un occhio alla legione spallettiana. Dici centravanti e resta da scegliere fra Pinamonti e Retegui. Immobile è solo un salvagente. Pensi al dribbling che ubriaca, alla accelerazione che stordisce e l'alza bandiera di Berardi è demoralizzante vista la stagione in grigioscuro di Chiesa che molto prometteva, non altrettanto ha mantenuto. E non regge l'alibi del ruolo poco gradito. La qualità in attacco si spegne così, il resto sono nuvole di speranza: a partire dal romanista Baldanzi che fino all'altro ieri giocava ad Empoli con medie-gol non esaltanti.
Tanto per rinfrescare la memoria: oltre a Chiesa e Berardi, Spalletti ha convocato Raspadori, Orsolini, Politano, Zaccagni e Zaniolo per pescare un pizzico di seta pura. A chi credere? Direte: i centrocampisti non sono male. Vero, tutti operai specializzati. Però, nel calcio, fantasia e seta pura fanno la differenza. Alla faccia dei teorici dello schema e del gioco a memoria.
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