Sembrano davvero due imprese impossibili. Quella del Liverpool, stasera a Bergamo, sotto di 3 gol e quella del Milan, sotto di uno, dinanzi all'Olimpico romanista che freme e palpita per lo splendido lavoro fatto da De Rossi. I due club, che hanno intrecciato le rispettive gloriose storie in giro per l'Europa con due memorabili finali, una persa dai meravigliosi di Ancelotti nel 2005 a Istanbul, l'altra vinta ad Atene dalla magnifica coppia Kakà-Inzaghi, si ritrovano questa notte sotto lo stesso cielo italiano a tentare una rimonta che ha del miracoloso. I numeri stanno tutti dalla parte di Gasp e della sua Atalanta. Dalla parte di Pioli c'è invece un sentiero reso molto stretto dalla capocciata di Mancini a San Siro e reso ancora più impervio dalla prova disarmante di tutto lo schieramento rossonero una settimana prima, a cominciare da Leao, uscito tra qualche fischio di delusione. Se quella dei Reds è un tentativo disperato, riuscito appunto soltanto in Turchia un calcio fa, nel corso di una sola frazione, beh quello del Milan ha dimensioni diverse ma un valore calcistico fondamentale. Qui si parrà la nobilitate dei rossoneri che hanno un impianto difensivo fragile nonostante il ritorno di Tomori dalla squalifica e un attacco che - come rileva Arrigo Sacchi - poco partecipa alla prima fase difensiva. Nella sfida dell'andata, la mossa di Dybala provocò uno smarrimento collettivo. Questa volta tocca a Pioli provare a rammendare quei buchi. Può diventare il suo spettacolare colpo di reni o il malinconico passo d'addio dopo 5 anni pieni di ottimi risultati ma appesantiti dal discredito per i 5 derby di fila persi.
Se la Roma lascerà al Milan la prima mossa, Pioli è orientato a una scelta più psicologica che tattica. Confermando lo schieramento di una settimana prima dice ai suoi: voi avete perso l'andata, voi dovete riprendervi l'Europa league.
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