L'imbecille non ha colore. La sua pelle può essere bianca o nera o gialla ma non c'entra quando l'intelligenza e il rispetto vengono annullati per far posto al bullismo più volgare e codardo. Così l'interista Dumfries, un olandese di colore, ha voluto celebrare lo scudetto mostrando al popolo dei tifosi un lenzuolo sul quale era raffigurato lui medesimo mentre teneva al guinzaglio Theo Hernandez, francese bianco del Milan, dunque schiavo, un contrappasso calcistico ideato da un povero di spirito e arido di idee. Qualche settimana fa un altro interista, Acerbi, era finito in prima pagina per una frase bieca rivolta al nero Juan Jesus, il difensore nerazzurro passò nel giro breve di una sentenza di assoluzione da razzista a incompreso. Stavolta Dumfries non si offre all'equivoco, il messaggio è chiaro e stupido ma trattandosi di un ragazzo di colore che insulta un collega bianco allora non si sente odore di zolfo, non si avverte il fremito dell'indignazione, nessuno chiede e chiederà la testa, cioè la squalifica del rozzo olandese, sono ragazzi e poi, come dicono loro e anche qualcuno tra noi, tutto finisce sul campo e sull'autobus, un coro, uno striscione, un segno con le dita, cosa volete che siano di fronte alla violenza vera. E invece no, patti chiari, non può esserci alibi di sinistra e colpa certa di destra, Dumfries si spieghi, faccia capire che cosa intendeva dire con quel disegno pure brutto oltre che triviale, dica qualcosa anche l'Inter dopo la sbornia festaiola.
Oppure c'è un settore del calcio al quale è consentito comportarsi e agire come a nessun altro, un sospetto, una insinuazione che abbisogna di un chiarimento. Le sfide sono belle, fanno parte del gioco, a patto che siano leali e manifeste. La storia dell'Inter, della grande Inter, non ha nulla a che fare con la carognata di un olandese senza gloria.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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