Commisso impari dai partenopei: "Terrone è bello!"

Ancora con questa storia del "terrone"? Non se ne può più. Parola di terrone. Quindi, di un insospettabile

Commisso impari dai partenopei: "Terrone è bello!"

Ancora con questa storia del «terrone»? Non se ne può più. Parola di terrone. Quindi, di un insospettabile. Sono nato a Potenza e nessuno si azzardi a staccarmi la targhetta di terrone doc: ne vado orgoglioso. Tanto da aver comprato nello store online del Calcio Napoli una maglietta azzurra con scritto «Terrone è bello!». C'è invece chi - sentendosi chiamare «terrone» - si offende davvero o finge di farlo, magari per sviare l'attenzione dai limiti tecnici della squadra di cui è proprietario. Ci riferiamo all'«indignazione» espressa ieri dal presidente della Fiorentina, Rocco Commisso, brillante imprenditore italo-americano, descritto come persona affabile e simpatica.

E che simpatico diventa ancor di più quando apre bocca parlando con cadenza «broccoliniana» da eroe della Little Italy newyorkese che, dopo aver fatto fortuna negli Usa, torna in Cadillac nel natio borgo meridionale, sfoggiando sigaro e cappellone modello JR di Dallas e riempiendo di dollari i paesani in bolletta. Un pochino (ma è solo per rendere l'idea) ciò che ha fatto Commisso con la Fiorentina dei fratelli Della Valle.

Tuttavia risulta inspiegabile come un tycoon del suo peso possa dichiararsi vittima di «attacchi volgari e vergognosi» solo perché i tifosi orobici, in Atalanta-Fiorentina, lo hanno canzonato intonandogli - e sai l'originalità - un coro con strofa unica composta da due parole: «Commisso terrone!». Che poi a Commisso è andata pure bene, considerato che, in fatto di insulti sgradevoli, gli ultrà bergamaschi della Dea Parolaccia saprebbero fare molto meglio. Una specialità che i raffinati linguisti della Curva Nord atalantina condividono proprio con i colleghi della Crusca della Curva Fiesole del «Franchi» di Firenze e con i sofisticati glottologi della Curva Sud del «Bentegodi» di Verona: tutti uniti nell'accogliere le squadre del Sud (per il Napoli il benvenuto è sempre assai caloroso) al grido goliardico (?) di «terroni», con l'aggiunta di bollenti riferimenti al «Vesuvio».

I tifosi del Ciuccio ci ridono su: loro infatti,

più che vincere la coppa del becerume lessicale, puntano a conquistare lo scudetto del campionato. Rimanendo coi piedi ben piantati per terra. Cosa che, ai terroni, risulta anche più semplice. E Commisso dovrebbe saperlo...

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