Il Gladiatore. È sempre stato il suo film preferito, «perché è uno che non si arrende mai». Rafa Nadal è così, anche quando sta per arrendersi. Non è arrivato a Malaga per far passerella, «ma per aiutare la mia squadra a vincere». Lo ha sempre fatto, da solo o in gruppo. Non ha mai mollato, fin quando c'era da lottare. Ieri, in Coppa Davis, non era ancora il momento di tirar fuori i fazzoletti. Così dicevano.
«Non so se il mio capitano mi farà giocare». Scherzava ovviamente Rafa lunedì, visto tra l'altro che il capitano in questione è il caro amico David Ferrer: poteva dunque lasciarlo fuori? Malaga in delirio, Nadal in campo nel primo singolare delle finali che la Spagna vuole vincere per celebrare la sua leggenda, l'inizio della fine che però nessuno vorrebbe vedere, ma che è ormai decisa. Neanche l'altro amico, quello che era il suo rivale prediletto, uno che le lacrime fa sempre fatica a trattenerle, è riuscito ad aspettare. Con una lettera aperta Roger Federer ha fatto venire i lucciconi a tutti: «Mentre ti prepari per il tuo ultimo torneo, ho un paio di cose da condividere prima che mi emozioni», e via lo sproloquio. Ricordi di gioventù, frammenti di un rapporto diventato stretto, l'eternità di una coppia sportiva che nessuno dividerà mai più: «Rafa, so che sei concentrato sull'ultima sfida della tua epica carriera. Ne parleremo quando sarà finita. Per ora, voglio solo congratularmi con la tua famiglia e la tua squadra, che hanno avuto un ruolo fondamentale nel tuo successo. E voglio che tu sappia che il tuo vecchio amico tifa sempre per te, e tiferà con altrettanta forza per tutto ciò che farai dopo. Rafa! Sempre il meglio, dal tuo grande fan, Roger...». Come si fa a non piangere?
Vamos Rafa! Alle 5 de la tarde eccolo in campo contro Van de Zandschulp. I suoi occhi sono già lucidi quando nel buio del palazzetto risuona l'inno nazionale: non è ancora l'ultima volta, in realtà è già come se lo fosse. Poi c'è la partita, che non è un particolare ininfluente: questa non è una passerella, ma il primo passo per arrivare all'insalatiera d'argento, che poi fu l'inizio del mito di Rafa Nadal quando aveva ancora i bragoni e i capelli lunghi. Si è accorciato tutto in questi anni, non la voglia di mettere in campo tutto quello che si ha, però... Rafa resiste, l'olandese pare un poco in imbarazzo, «mai rovinare una bella storia con la verità» dicono i giornalisti. Lui però è un tennista ancora in piena attività, e il particolare non è da poco. Nadal mulina fino al 4 pari del primo set, aggredisce la palla, piazza pure un ace, ma è solo un'illusione. Van de Zandschulp non può più aspettare, ed appena accelera l'illusione diventa realtà: Rafa lotta, ma non è il remake giusto del Gladiatore.
Il tabellone alla fine dice 6-4, 6-4, e
qualcuno già si chiede: davvero doveva giocare per forza Nadal? Se lo chiede anche lui: «Potrebbe essere stato il mio ultimo singolo... E se fossi il capitano non mi selezionerei per la prossima». Il gladiatore si arrende.
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