Ventiquattro finali di Coppa Italia in due, quattordici delle quali finite con una vittoria dell'una o dell'altra. Ma se l'Inter difende il trofeo, l'ultima volta della Fiorentina in trionfo risale al 2001. A parte i numeri e l'approdo per entrambe a due finali tra quella di stasera e le sfide sui rispettivi palcoscenici europei di Praga e Istanbul, le attuali proprietà di nerazzurri e viola sono agli antipodi: da una parte il basso profilo del cinese Steven Zhang, rampollo del potente gruppo Suning che opera nel settore di vendita al dettaglio di prodotti elettronici e che naviga tra debiti e cause aperte; dall'altra l'esplosività dell'italo-americano Rocco Commisso, che si è fatto da solo e ha fondato nella rimessa di casa sua la Mediacom, ora quinta azienda fornitrice di tv via cavo negli USA, e che l'anno scorso ha superato una brutta malattia.
Uno vuole centrare il quinto trofeo della sua gestione anche se il vero sogno è alzare la Champions il 10 giugno in Turchia, l'altro è alla ricerca del primo successo da quando è alla guida del club viola. Ieri si sono solo incrociati al Quirinale dal presidente Mattarella e in comune possono vantare la lunga battaglia per lo stadio di proprietà: progetto ancora incerto per il patron interista in una zona individuata tra Assago e Rozzano con San Siro che resta sullo sfondo, tramontato per quello viola a Campi Bisenzio dopo il no del comune con la prospettiva di una ristrutturazione del Franchi, magari recuperando quei fondi del Pnrr per ora negati dal Governo.
All'Olimpico tira quasi aria da resa dei conti, visto il rapporto conflittuale tra le due società che nasce da lontano. Il vulcanico Commisso ha più volte sottolineato la contrapposizione tra il modello economico della sua Fiorentina e quello di alcune società più blasonate: «Il mio club è in regola, Juventus e Inter no - affermò indispettito nel 2021 -. Le regole nel calcio italiano devono essere più trasparenti, c'erano alcune squadre lontane dal rispettare i requisiti necessari, una di queste ha vinto il campionato (riferendosi all'Inter, ndr) e per rettificare il rapporto di liquidità ha dovuto vendere Lukaku e Hakimi. Chi non rispetta le regole dovrebbe pagarne le conseguenze ed essere penalizzato in campionato». Lo scontro si è poi spostato in assemblea di Lega Serie A con l'ad interista Marotta che specificò di non tollerare più le dichiarazioni e le illazioni del direttore generale dei viola Barone sulla dilazione degli stipendi della scorsa stagione.
La seconda puntata dopo la gara del Franchi della stagione in corso nell'ottobre 2022, una sfida tiratissima e decisa oltre il 90' da Mkhitaryan. Il presidente dei gigliati fu accusato di essersi scagliato contro la porta degli spogliatoi interisti e di aver aggredito verbalmente i dirigenti nerazzurri. Lo stesso Commisso qualche giorno dopo queste accuse respinse in toto la ricostruzione dei fatti e pretese delle scuse ufficiali da parte dell'Inter e del suo patron Zhang. Che non ha mai risposto direttamente.
La gara di ritorno premiò i viola che espugnarono San Siro, un'impresa che Commisso vorrebbe ripetere stasera. Chissà se il blasone nerazzurro avrà la meglio sull'entusiasmo gigliato. «Il bello deve ancora venire...», così l'italo-americano.
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