L'assist di Chiesa e il gol di Ronaldo, arrivati a inizio ripresa, avevano illuso la Juventus: il trabocchetto Verona avrebbe potuto essere superato quasi con il minimo sforzo, venendo a capo di una partita difficile e antipatica. Come non detto, invece. Perché la squadra di Juric non molla mai e perché Antonin Barak è giocatore concreto e magari un po' sottovalutato: così, a una dozzina di minuti dal termine, il mancino di Pribram saltava sulla testa di Alex Sandro battendo Szczesny complicando ancor più il cammino della Juve in campionato. Se l'Inter oggi batterà il Genoa, scapperà a +10: per quanto con una partita in più, il divario diventerebbe davvero difficile da colmare.
La Juve aveva cominciato la gara ai mille all'ora, quasi a volere spaventare i padroni di casa dimenticandosi di avere sette giocatori indisponibili: Pirlo cambiava modulo scegliendo la difesa a tre con Alex Sandro centrale, Chiesa e Bernardeschi esterni di centrocampo, Kulusevski partner di Ronaldo. Il Verona, di suo, pareva quasi impaurito: i campioni d'Italia prendevano subito di mira Silvestri, chiamato a disimpegnarsi su Ramsey e Chiesa. Avrebbe potuto essere l'inizio di una cavalcata trascinante, si rivelava invece un mezzo fuoco di paglia: dopo il primo quarto d'ora, erano infatti soprattutto i padroni di casa a farsi apprezzare. Facilitati, va detto, da un centrocampo bianconero che confermava tutta la propria pochezza: Bentancur perdeva palloni su palloni procurando brividi uno dietro l'altro, Rabiot era semplicemente' Rabiot e, oltre a ciabattare una conclusione apparentemente comoda dal limite dell'area con il piede giusto (il sinistro), ne azzeccava poche, Ramsey giocava a nascondino. Risultato: Ronaldo non toccava quasi palla per tutto il primo tempo, Kulusevski vagava alla ricerca della posizione e Pirlo si toglieva il giaccone appena prima della mezzora quasi a liberarsi da affanni e tremori. Di contro, gli uomini di Juric avevano costretto Szczensy alla deviazione sul palo dopo un colpo di testa di Faraoni e, soprattutto, si erano più volte avvicinati pericolosamente alla porta bianconera pur mancando la giocata decisiva: Lasagna aveva per esempio gestito in maniera pessima un possibile contropiede da superiorità numerica, non punendo in tal modo una delle tante palle perse dai bianconeri sulla trequarti.
E se da un lato c'è Lasagna e dall'altra CR7, è del tutto normale immaginare come possa svoltare una partita: l'assist di Chiesa era invito troppo ghiotto per essere ignorato, anche perché Lovato si faceva cogliere in un sonnellino inspiegabile. Il portoghese ringraziava da par suo: destro vincente, rete numero 19 nell'attuale campionato, 26esimo centro stagionale in 28 presenze, 766esimo in carriera e Pelè ormai prossimo all'aggancio.
Pareva tutto apparecchiato per la festa, invece il Verona non ci stava: Veloso ricamava, Lazovic idem e Barak saliva in cielo per il pareggio. Lo stesso Lazovic colpiva poi la traversa (decisiva la deviazione di Szczesny) e la Signora chiudeva sulle ginocchia: fine della corsa tricolore, forse.
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