La regola di Spalletti

Il ct: "L'importante non è vincere, ma giocare bene". E avvisa l'Italia dopo aver battuto l'Albania: "A volte ci siamo piaciuti troppo..."

La regola di Spalletti
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Il manifesto dell'Italia di Luciano Spalletti. Viene pubblicato quando è mezzanotte e dopo che l'Italia ha battuto di misura l'Albania, in rimonta. Non è il paradiso ma ci assomiglia per chi ha visto l'inferno quando erano passati appena ventitré secondi dall'inizio dell'Europeo azzurro. Il ct detta: «C'è una strada sola, quella del gioco. Da quando alleno i bambini tutti mi dicono che l'importante è vincere. No, l'importante è giocare bene». Spalletti non si scompone forte delle sue convinzioni come non si è scomposto quando i suoi hanno confezionato per dirla con le sue parole «una bischerata». Che è sempre dietro l'angolo, a ricordarlo il brivido di Manaj in coda alla partita.

Questa Italia ormai ha cambiato pelle, dna. Difesa e contropiede non sono state ripudiate, ma non sono più un marchio distintivo. La via del gioco è stata intrapresa da Roberto Mancini fino a Wembley per poi abbandonare velocemente una Nazionale alle prese con il ricambio generazionale. Sulla carta complicato perché non affrontato con tempismo negli anni scorsi. Lo sta facendo Spalletti. La giovane Italia ha un presente, ma soprattutto sta costruendo il futuro. Lo dice anche il capo delegazione Buffon: «Questo gruppo tra due anni sarà al top, ma già adesso possiamo giocarcela. Il ct a volte utilizza il bastone a volte la carota per ottenere il massimo da tutti. È come Lippi nella gestione del gruppo».

L'importante non è vincere, ma avere un'idea precisa di se stessi. E questa Nazionale sa cosa vuole essere. L'aveva detto il ct prima dell'esordio. Il crash test con il muro rosso albanese ha dato risposte. Non era questione di tempo. Per chi abituato a un lavoro maniacale in settimana come Spalletti, poteva essere un alibi da spendere alla prima occasione, ma lui non cerca scorciatoie, anzi. Ha puntato subito sui suoi ragazzi alla vigilia dell'esordio: «Abbiamo a che fare con una squadra serissima, perché loro riescono a percepire e a sorbire molte più cose rispetto a ciò che accade in un lavoro di club».

L'importante non è vincere, ma ricercare la perfezione. Proprio dall'attacco dove Spalletti pungola Scamacca e Chiesa. Il primo ha dei picchi enormi poi si assenta, l'altro ha strappi che pochi possiedono ma dopo per dieci secondi va in pausa. Non è una Nazionale che ha confidenza con il gol. Per occasioni create, le due reti all'Albania sono poche. «Bisogna far male agli avversari quando si può», ammonisce il ct. Anche perché la difesa non è impermeabile alle amnesie. Scegliendo la via del gioco, non ci sono marcatori puri e ritrovarsi uno contro uno è un rischio da accettare solo in cambio di una maggiore prolificità dell'attacco.

L'importante non è vincere anche perché ci sono avversari sulla carta più forti per stessa ammissione di Spalletti. Era l'Albania dicono... ma così si finisce per sminuire la prestazione dell'Italia. Se c'è differenza con l'avversario, non è solo nei valori.

Quella sul campo è conseguenza anche della propria prestazione: «Non c'è divario tra le due squadre, si è creato per il buon calcio, giocato in maniera corretta», l'ammonimento del ct che ammonisce: «Con l'Albania ci siamo piaciuti troppo». Il comandamento non è stato ancora imparato a memoria dagli azzurri. E la Spagna è dietro l'angolo. Il tifoso che chiede al Ct di fargli da testimone di nozze dovrà aspettare.

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