La Juventus va avanti in Champions senza brillare. Il biglietto per gli ottavi di finale, da seconda del girone dietro il Barcellona, lo staccano Alex Sandro e Cuadrado due che, secondo ricostruzioni di diverbi nello spogliatoio e voci, avrebbero chiesto di essere ceduti a gennaio. Se fosse vero, alla ripresa della competizione a febbraio potrebbero non esserci il brasiliano, che ieri ha fatto l'assist, e il colombiano, che ha scaraventato in porta da due passi il vantaggio, poi arrotondato nel finale dal sinistro chirurgico di Bernardeschi. Sarebbe un bel modo di salutare la Signora per Alex Sandro e Cuadrado.
Ma più che blindare i due, i bianconeri devono ritrovare in fretta Paulo Dybala. Perché se non è stata una grande Signora, la Joya è stato decisamente il peggiore perché a parte un sussulto in avvio, il numero dieci ha sbagliato quasi tutto: atteggiamento e giocate. L'argentino sostituito e intristito è a un passo dal diventare un caso.
Stecca in una squadra in cui Allegri ne cambia quattro rispetto a Napoli più per necessità (acciacchi vari) che per scelta. Soprattutto cambia il modulo perché sugli esterni ha due frecce vere: rispetto alla partita del San Paolo c'è Cuadrado in più (oltre a Douglas Costa) e un Pjanic in meno che porta all'arretramento in mediana di Matuidi. Come se ci fossero due Juventus in questo momento: una solida con un centrocampista in più per il campionato, soprattutto in assenza di Mandzukic, una a trazione anteriore per la Champions.
Nel caldo stadio dell'Olympiakos, i tifosi di casa nel prepartita hanno tentato di aggredire quelli bianconeri, la Juve parte bene: Dybala si crea subito l'occasione, ma Proto è straordinario nello smanacciare in angolo. Comunque la squadra di Allegri passa quando scade il quarto d'ora: Matuidi pesca sulla fascia Alex Sandro che mette in porta Cuadrado. Il vantaggio dovrebbe dare una tranquillità. Invece i bianconeri infarciscono la loro prestazione di tanti errori tecnici non solo nel rifinire l'azione, ma anche in fase di costruzione quando qualche svarione ha pericolosamente innescato le ripartenze dell'Olympiakos. E meno male che Szczesny sulla testata di Djurdjevic si è fatto trovare pronto con il piedone. Il portiere polacco nella ripresa è reattivo in altre due occasioni: la conferma che per il dopo Buffon la Signora può stare tranquilla.
A quel punto con i greci a spingere sull'acceleratore per tentare almeno di chiudere dignitosamente questa Champions League, in soccorso della Juve è arrivato il vantaggio del Barcellona contro lo Sporting Lisbona, che di fatto ha chiuso ulteriormente il discorso qualificazione. Ma l'Allegri furioso, con tutta la squadra, ha mandato in castigo il Dybala dopo che alla vigilia l'aveva pungolato: «Deve essere la sua partita». Non lo è stata. Non tanto perché ha allungato a 861' il digiuno in Europa, ma per una prestazione incolore e molle. Di nuovo la controfigura di se stesso. Se Szczesny è la buona notizia di Atene (lo sono anche De Sciglio e i 10' finali di Bernardeschi), oltre alla qualificazione e alla quarta partita di fila senza prendere gol, la Joya è decisamente quella cattiva. Un giocatore che va ritrovato in fretta per le partite in cui non si potrà fare a meno della sua qualità. Fuori lui e con un centrocampista in più la Juve ha rischiato clamorosamente solo una volta, salvata dalla traversa sulla carambola di Ben Nabouhane.
Anche fortunata la Signora per centrare la prima vittoria in trasferta in questa Champions e regalare ad Allegri l'ottava qualificazione di fila agli ottavi di finale. A febbraio inizia un'altra competizione, in qualche modo la Juventus ci è arrivata. D'ora in avanti per essere all'altezza la Signora dovrà cambiare trucco.
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