Nato per giocare a basket, nato nel basket, ma sono tutte cose che si leggono, si dicono, si scrivono, solo a cose fatte. Stephen Curry, campione Nba in carica, ragazzo educato, dalla faccia pulita, una sorta di ballerino sul parquet, e anzi è curiosità di questa settimana, riportata dal New York Times, che un danzatore cubano del San Francisco Ballet, Taras Domitro, abbia equiparato i movimenti di Steph a quelli di chi sulle punte ricava una carriera.
«Ha una coordinazione fuori dal comune nelle braccia, nelle gambe e nel trattamento di palla. Noi sul palcoscenico non usiamo una palla, solleviamo una collega, ma il modo in cui lui palleggia è lo stesso». La brillantezza con il pallone, la facilità con cui tira anche in posizioni scomode, il passaggio, il senso del ritmo della pallacanestro. Il figlio di Dell Curry, professionista nella Nba per tanti anni ma noto perlopiù per il tiro, non per le doti generali di presenza sul parquet, ha scavalcato il padre in tutto, grazie anche alla globalità mediatica del basket di oggi.
I Golden State Warriors campioni 2014-15 hanno vinto con la sua guida, e attuando una pallacanestro che su una base solida, fornita da gente come Andrew Bogut e Andre Iguodala (miglior giocatore della finale, vinta 4-2 contro i Cleveland Cavs di LeBron James), ha innestato l'arte cestistica di Curry, circondato da compagni di squadra in grado sia di lasciargli gli spazi che merita sia di godere nel modo migliore della sua visione di gioco. Un grande basket, meritatamente premiato con il titolo.
«Noi ci sentiamo a nostro agio a giocare così, siamo una squadra perimetrale. Non siamo i primi ad essere così ma la nostra efficacia e ovviamente le nostre vittorie stanno dimostrando che siamo un grande gruppo che gioca in modo robusto. E molti rimangono sorpresi» ha detto Curry, 27 anni, in una conferenza stampa telefonica con i media non americani. «Usiamo la nostra tecnica e il nostro atletismo e la nostra precisione al tiro e le varie combinazioni di quintetti per vincere, e soprattutto il tiro da tre non ha mai avuto tanta importanza come oggi».Detto da uno che nei playoff del 2015 ne ha messi a segno 98, battendo di 40 il record precedente, detenuto da Reggie Miller. E nella stagione in corso i Warriors hanno aperto con 16 vittorie e nessuna sconfitta, record Nba, spesso dilagando o rimontando con facilità sconcertante. «Stiamo cercando di salire di livello rispetto allo scorso anno» dice, preoccupando chi pensava che già l'edizione scorsa rasentasse la perfezione.
E confida: «Sì, non sono perfetto né come giocatore né come persona ma voglio migliorare sempre. Ad esempio dopo ogni partita non guardo ai punti fatti ma alle palle perse».
Quindi, inevitabile, il paragone: «Io il Messi del basket o lui il Curry del calcio? Ma è un po' come la storia dell'uovo e la gallina, siamo entrambi creativi, sul campo sentiamo le cose in maniera diversa dal normale, e cerco anche io di inventare sempre qualcosa».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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