Proprio quando l’incubo stava diventando favola, sul Benevento s’è abbattuta la scure della retrocessione. Ai campani, ormai aggrappati più alla matematica che al campo, l’impresa di San Siro non è bastata a guadagnarsi almeno un’altra giornata nel paradiso della Serie A.
La fine della folle corsa sannita s’è consumata lontano da Milano e da Benevento, a Udine. L’esecutore materiale che ha falciato le ultime speranze sannite si chiama Davide Faraoni e ha colpito all’86esimo minuto ribadendo in rete una deviazione sporca della disperata difesa friulana. Uno a due al Dacia Stadium, che consegna ai calabresi di Zenga qualcosa che è più di una speranza per centrare la seconda salvezza di fila in A e che trascina nella lotta per non retrocedere proprio la formazione di Oddo.
Il gol del pitagorico Faraoni, però, ha avuto come secondo effetto quello di sancire la matematica retrocessione del Benevento in serie B. Una beffa, non per come sia andata la stagione dei giallorossi campani, perché con (soli) diciassette punti conquistati in 34 giornate non è che si potesse ragionevolmente ambire a chissà che.
Eppure un po' l'amaro in bocca, ai tifosi campani, è rimasto. Perché la retrocessione arriva proprio quando quell’incubo si stava trasformando (quasi) in una favola calcistica. La delusione, per i sanniti, è arrivata proprio all’indomani dell’impresa storica della formazione di De Zerbi che, col guizzo di Pietro Iemmello, di proprietà del Sassuolo che s'è costruito una carriera al calore dello stadio Zaccheria di Foggia, tenuto in gioco dal piedone scomposto di Bonucci, ha trafitto la porta di Donnarumma e difeso, con le unghie e con i denti (e negli ultimi 15 minuti in dieci uomini per l’espulsione del “mostro” Diabaté) il vantaggio al cospetto di un Diavolo un po’ troppo confusionario.
La retrocessione dei Benevento è figlia di un girone d'andata a dir poco terrificante: diciassette sconfitte (di cui quattordici consecutive, record negativo europeo), il primo
punto conquistato in casa, proprio contro il Milan di Rino Gattuso, estorto al 94esimo dalla zuccata storica del portiere Brignoli. Poi la rivoluzione a gennaio fino al blitz di San Siro. Una favola rimasta, però, incompiuta.
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