In fondo è lo stesso che se n'era andato dalla Juve perché non ci si poteva sedere al tavolo di un ristorante stellato con dieci euro. Oppure che aveva salutato l'Inter, appena conquistato lo scudetto, perché non era d'accordo con il progetto tecnico. Lo stesso, detto tra parentesi, che tre anni dopo avrebbe visto trionfare Inzaghi. Antonio Conte è fatto così: prendere o lasciare. Con tutti i suoi pregi e tutti i suoi difetti. E certo non potranno sorprendersi a Napoli, se a poche ore dal via della stagione l'ex ct è già molto tranchant sulla situazione del club: «Me ne aspettavo una migliore: pensavo di trovare sorprese positive, ma ho difficoltà a trovarne».
Come viatico alla nuova stagione non c'è male: il Conte che si presenta alla vigilia della prima giornata, onestamente, non è un tecnico che sprizza entusiasmo da tutti i pori. Anzi, i toni sono molto mesti, di basso profilo, come se arrivasse da una fila di sconfitte catastrofiche, e invece non ha ancora iniziato a giocare. O meglio, non ha ancora iniziato il campionato, perché il debutto in Coppa Italia gli è già bastato per mandargli di traverso il mese di agosto, con quel passaggio del turno strappato ai rigori niente meno che al Modena
«Non si può far finta niente. Quello con il Modena è stato un bagno di realtà. Io ha tanto da lavorare sul campo, ma la società ha tanto da fare fuori». Il riferimento è ovviamente al mercato, che da sempre è il cavallo di battaglia dell'allenatore, uno che ha sempre preteso dai suoi presidenti fior di giocatori. Perché lui ti fa vincere, ma vuole la gente giusta per poterlo fare. Filosofia
impeccabile, dal suo punto di vista, ma che una società deve convincersi di poter sposare quando va a bussare alla sua porta. «Non possiamo più gettare fumo negli occhi con lo scudetto di due anni fa, questa è un'altra squadra Il presidente ha parlato di ricostruzione, ma sarà un'annata di grande sofferenza. Se si mettono sul mercato dieci-dodici giocatori, ci vorranno sei mesi, un anno, due, tre», la premessa per la stoccata che sa già di ultimatum: «Se il club vuole implementare la rosa bene, altrimenti posso anche valorizzare i giovani, puntare su Iaccarino e Saco». Un'idea che, dopo aver preteso le conferme onerose di Di Lorenzo, Anguissa, Lobotka e Kvaratskhelia e l'arrivo di Buongiorno e David Neres, non sarà musica dolce per le orecchie di De Laurentiis.
Poi però, per tranquillizzare tutti,
Conte trova un tecnicismo lessicale eloquente: «Non mi è passato l'entusiasmo, anzi sono ancora più incazzato, ma a livello di cazzutaggine». A Napoli hanno capito, ma continuano a chiedersi quanto durerà il connubio con AdL- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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