La Dea non è di rigore ma può sognare nell'Europa dei grandi

Retegui si fa parare un penalty, però l'esame Arsenal è superato a pieni voti

La Dea non è di rigore ma può sognare nell'Europa dei grandi
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Liberi di sognare. I tifosi in curva l'hanno capito prima di tutti. Lo ha detto il campo con il risultato contro un Arsenal con qualità e idee, così come l'aveva raccontato la coreografia, di fronte a una Dea intenta a scendere gli spalti con un'Europa League tra le mani, ricordando a tutti il titolo continentale dei nerazzurri. Il fatto stesso che resti il rimpianto per un rigore fallito la dice lunga sulla dimensione atalantina anche nella coppa che conta di più.

La Città dei Mille, ritrovando dopo mille e più giorni la Champions in cui ha abitato sino a due anni fa, si riscopre in paradiso e trasforma lo stadio in un girone infernale: nel rinnovato Gewiss, all'Arsenal sembra sì di giocare in uno stadio inglese, ma con quattro lati dello stadio contro. I maxischermo, prima dell'inizio, catturano il sorriso di Calafiori che sembra quasi apprezzare il clima, sebbene lui e l'altro italiano d'Inghilterra, Jorginho, siedano in panchina.

Chi ammutolisce i bergamaschi appena prima del quarto d'ora è Saka, con una punizione che fa volare Carnesecchi all'angolino basso e lo costringe a tuffarsi sulla ribattuta di Partey. L'Arsenal non sembra infatti soffrire l'ambiente e da squadra solida difensivamente, così come si era presentata dopo il solo gol preso in 4 gare di Premier, scende in campo palleggiando e cercando triangolazioni che schiacciano un po' l'Atalanta.

Alla mezzora la prima occasione: Retegui fa da pivot e la accarezza in area per De Ketelaere, il cui sinistro però decolla lontano dai pali. L'inerzia però è chiara e l'Atalanta smette di essere il pugile che si appoggia alle corde per schivare i colpi. Anche la mimica facciale di Rio Ferdinand, ex United, racconta di questa consapevolezza. Arteta, foglio e penna, prende appunti mentre Gasperini ha le mani nelle tasche dello smanicato. Solo che a ritmo alto non corrisponde altrettanta precisione negli scambi. Preciso di certo non è Retegui a inizio ripresa: Ederson si infila in area e Partney, sin lì tra i migliori dei suoi, lo trattiene fin dentro l'area. Turpin dice rigore, il Var ci mette un paio di minuti a dargli ragione, poi Retegui si fa parare prima il rigore da Raya, poi pure la ribattuta, dopo che il portiere durante il check era corso da Arteta a farsi consigliare evidentemente dove l'italoargentino avrebbe calciato.

Ma se è vero che un giocatore non si giudica da un calcio di rigore, una squadra la si misura anche dai cambi: con Zaniolo e soprattutto Cuadrado (2 destri fuori di poco), l'Atalanta non perde ma anzi guadagna in pericolosità: per

Gasperini è la prova del 9, lui che tra il 9 e il 24 dice di voler stare nella classifica della nuova Champions. Ora, forse, solo la scaramanzia lo tiene lontano da una stima al rialzo. Precisione sotto porta permettendo.

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