Il Milan avanza, spegne le sue candeline (compleanno numero 113), tallona la Roma, colleziona una bella striscia di risultati (quarto successo consecutivo, nelle ultime nove partite 20 punti incassati, sarebbe in testa alla classifica) e si prepara alla sfida con Zeman di sabato prossimo con cui può chiudere degnamente un 2012 non proprio esaltante. Tutto bello? No, non è così. E nessuno si faccia ingannare dai fuochi d'artificio del 4 a 1 sul Pescara rimasto in partita fino a 10 minuti dai titoli di coda. Anzi, a dispetto delle apparenze, è il Pescara a sfiorare il clamoroso 2 a 2 con il palo di Balzano, il capitano degli abruzzesi prima di cedere di schianto con la seconda autorete e il fiocco di El Shaarawy.
I difetti più noti del Milan resistono, nonostante l'evidente risalita. Per esempio il pisolino che schiacciano tutti in occasione di una punizione dal limite, sul cui sviluppo, Terlizzi, da solo, può colpire di testa senza opposizione alcuna e mettere ansia e pressione al rivale ormai sicuro d'aver chiuso il conto. Altro limite emerso nelle pieghe di un pomeriggio d'apparente serenità: dinanzi alle cadenze del Pescara, il Milan invece di tirare fuori personalità e mestiere, si lascia irretire e anche condizionare dal coraggio degli abruzzesi. Ambrosini deve lanciare qualche bercio in più, Allegri deve sgolarsi dalla panchina dettando suggerimenti e spostando qualche pedina, ma sono proprio gli attaccanti del Pescara a improvvisarsi inconsapevoli alleati dei rossoneri. Infatti dopo l'infortunio di Abbruscato (su cross di Robinho), l'ultimo arrivato, Jonathas, si produce in un'altra scellerata deviazione di testa che sorprende il sodale Perin. A quel punto, vittoria inchiodata ed è un giochino per Pazzini ed El Shaarawy organizzare il blitz in contropiede per apparecchiare il largo e anche ingiusto (per il Pescara) 4 a 1.
Cambia il vento, che soffia forte alle spalle dei berlusconiani (ogni riferimento ai due autogol è voluto) e gli effetti si colgono tutti non soltanto in classifica, ma questo è davvero un altro Milan rispetto a quello balbuziente dei mesi precedenti, con qualche difetto difensivo che resiste e dotato di un gioco che decolla solo quando Montolivo e Robinho riescono ad esaltarsi. Se fa centro al primo assalto, dopo appena 35'', è subito dopo che i rossoneri meritano qualche censura. Per esempio: non dimostrano mai la determinazione nel chiudere la sfida. Con i difetti, spuntano nuove qualità. Per esempio ha facilità nel fare gol: 4 al Pescara ieri, 3 alla Reggina (in coppa Italia), 4 al Toro, 3 al Catania, 1 alla Juve, 2 al Napoli. 17 reti in sei prove sono una striscia esaltante.
E non è un caso che tutto ciò, cancellando gli stenti iniziali, coincida con il ritorno del miglior Robinho e il recupero di Pazzini. Ecco, Robinho: per lui si spende Galliani («può andare al mare tra due anni»), per lui si impegna Allegri («dicono sia il mio figlioccio: più che farlo giocare per dimostrargli la stima non posso»), per lui si scalda la curva degli ultrà, per convincerlo a restare a Milanello lavora sodo anche il presidente Silvio Berlusconi con continui colloqui.
Sta diventando il tormentone di casa Milan: senza di lui il Milan perderebbe una bella cifra tecnica, sostituirlo non è così scontato. Ultima annotazione: per infortunio, nella ripresa, cambio tra quarto uomo (Rubino) e primo assistente (Viazzi). Per fortuna non c'è nessun errore da segnalare, così l'episodio è passato sotto silenzio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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