È la prima volta che il Milan di Ibra interviene sul tema politico degli arbitri (in passato toccò a Paolo Maldini dopo i casi Serra e il gol con la mano dell'Udinese). E lo fa dopo la serata di Empoli, protagonista Pairetto sospeso per una settimana dai vertici dell'Aia, dopo gli sfondoni commessi sabato sera (fallaccio su Walker ignorato, Tomori espulso per fallo su Colombo partito in fuorigioco). È stata una durissima filippica: «Ai miei calciatori chiedo rispetto per la figura dell'arbitro, a fine primo tempo ho chiesto rispetto all'arbitro per i giocatori del Milan. Anzi sono rimasto stupito per la reazione blanda dei nostri dopo il fallo subito dall'inglese: Walker poteva restare fuori un anno! L'arbitro mi ha detto: forse era da ammonizione. Doveva essere l'Empoli a restare in dieci e non noi! A me non interessa se giallo o rosso, a me interessa il controllo del gioco e la salute dei calciatori. Capisco Walker, lui viene dalla Premiere e non fa il cinema. Il fuorigioco di Colombo poi non segnalato con Tomori espulso non è accettabile. Non è la prima volta che succede (tra i precedenti il rigore in Milan-Roma e l'espulsione di Reijnders in Milan-Udinese; ndr), scriveremo una lettera all'Aia».
La dura reprimenda di Ibra sugli arbitri lascia sullo sfondo la presentazione di Joao Felix convinto al trasferimento da Londra a Milano da Sergio Conceiçao («mi ha promesso di farmi giocare nel mio ruolo ma sono disponibile a farlo ovunque pur di aiutare la squadra») e stregato già dal Milan.
«Se fosse possibile, mi piacerebbe restare a titolo definitivo» è il suo progetto a corta scadenza reso ancora più credibile dal no reso in quegli stessi giorni alla richiesta avanzata dall'Inter («ho rinunciato perché avevo già scelto il Milan»).
Ha trovato anche un idolo a cui ispirarsi e per moti tifosi gli somiglia parecchio, si tratta di Riccardino Kakà. Per fortuna del Milan e dello stesso Ibra è stata una trattativa-lampo («Abbiamo fatto tutto in cinque minuti»).
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