Il Diavolo si gode CDK. Ma serve la "prova" del 7 per paragonarlo a Kakà

L'avvio di De Ketelaere ricorda l'ex stella. È presto. Ma sette sfide in 21 giorni daranno la risposta

Il Diavolo si gode CDK. Ma serve la "prova" del 7 per paragonarlo a Kakà

Si possono capire le suggestioni, molto meno i paragoni impegnativi. Fa effetto, bisogna riconoscere, l'attimo fuggente in cui Charles De Ketelaere, a metà campo, nella sfida di sabato sera a San Siro davanti ai 71mila conquistati al primo tocco felpato, ruba palla al rivale bolognese, innesta la marcia alta, taglia a fette la difesa di Mihajlovic e serve il delicato assist per la rifinitura dell'1 a 0 di Leao. A qualche cronista con i capelli brizzolati e non solo, ha ricordato la prima di Kakà, settembre 2003, sfida inaugurale del campionato ad Ancona al ritorno da Monte Carlo dove Rui Costa aveva preparato l'arcobaleno per il gol di testa di Shevchenko così piegando la resistenza del Porto di Mourinho. Stesso sviluppo d'azione partita da centrocampo, con passaggio successivo sulla destra a favore di Cafù, incaricato di trovare Sheva all'appuntamento del gol. Ma, ripetiamolo, è solo una scontata suggestione. A dire il vero, dal punto di vista calcistico, vale di più quel pallonetto indirizzato sulla testa della difesa bolognese per servire lo smarcato Kalulu: ha il pregio dei numeri contati e della traiettoria irresistibile.

Kakà arrivò giovanissimo (anche lui a 21 anni: corsi e ricorsi storici) circondato dagli sfottò di Moggi («dove vuole andare con quel cognome!») e dallo stupore di Ancelotti maturato al culmine del primo allenamento a Milanello. Carlo chiamò Galliani e gli disse: «Ma chi avete preso? Mi avevano detto che era Cerezo. Ma quale Cerezo! Questo è super». Kakà destituì in pochi giorni Rui Costa meritandosi il posto da titolare nel primo derby milanese della sua carriera e da lì cominciò una cavalcata superba conclusa con il mondiale in Giappone e il Pallone d'oro a dicembre 2007. Quando, in Champions, provocò lo scontro, a Manchester, tra i due difensori dell'United aprendosi la strada al gol personale, fu l'apice di una carriera interrotta, dopo il trasferimento a Madrid, da acciacchi mal curati per la voglia di non perdere il mondiale.

De Ketelaere, 21 anni compiuti a marzo, ha la stessa giovinezza, lo stesso piede educato all'università ma non ancora la travolgente falcata, sconta il ritardo di condizione. Poi deve ancora studiare meglio la posizione, le abitudini del calcio italiano, le intese con gli altri due centrocampisti, Tonali e Bennacer chiamati a collaborare con lui. Spesso si guarda intorno per capire dove sono posizionati. Lo aiuterà il discreto italiano di cui già dispone e l'intelligenza che Pioli ha colto e segnalato. Per i paragoni dunque c'è tempo anche se sul web gli accostamenti si sprecano e partono addirittura da Rivera, un gigante, per finire appunto al brasiliano.

Per tracciarne un identikit attendibile bisognerà attendere i prossimi impegni di una stagione pazza, con 7 partite nei prossimi 21 giorni tra campionato e Champions. Ed è proprio per questo motivo che Pioli si appresta per martedì sera a Reggio Emilia a un corposo turn over che di sicuro molte discussioni accenderà. A cominciare proprio dall'utilizzo di Diaz, al posto del belga.

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