Un'altra partita giocata nel dolore. Al Napoli era già accaduto a Glasgow a settembre quando il Regno Unito era in lutto per la scomparsa della Regina Elisabetta. Stavolta accadrà a Marassi perché a non esserci più è un tassello importante del calcio italiano. Il popolo della Samp (e non solo) è a pezzi per la perdita di Gianluca Vialli, uno degli idoli più amati in casa blucerchiata. Ci sarà un minuto di silenzio, a Genova come ovunque, e la squadra di casa giocherà con il lutto al braccio, indossando una maglia speciale nel riscaldamento. In più sugli schermi dello stadio scorreranno i video dei gol di Vialli negli 8 anni in maglia doriana.
Il tecnico degli azzurri Spalletti lo ha ricordato ieri con un aneddoto: «Quando giocavo nel Chiavari, sfidai la sua Samp in amichevole. Correvo con lui a seguire un lancio lungo, io caddi a terra, fu punizione e mentre mi alzavo me lo ritrovai a darmi mano per tirarmi su, era giovane ma sapeva già essere un leader senza farlo pesare». Quello della Samp Stankovic, ancora scosso dalla morte di Mihajlovic, manda un abbraccio alla famiglia: «I suoi messaggi di benvenuto in blucerchiato me li tengo stretti: me li ha mandati con affetto, amore e rispetto e mi ha colpito dritto nel cuore».
E pensando a Sampdoria-Napoli (i due club ieri hanno definito lo scambio di prestiti Bereszynski-Zanoli), c'è un filo sottile che lega i due miti Vialli e Maradona. Nel suo debuttò in A al San Paolo, era il 23 settembre del 1984, Diego sfidò proprio i doriani e l'attaccante cremonese acquistato da pochi mesi. Avversari ma anche possibili compagni: nella primavera dell'87, fresco di scudetto, Corrado Ferlaino raggiunse l'intesa con il collega della Samp Mantovani - che pochi mesi prima aveva messo sul tavolo un assegno in bianco per Diego - per portare l'attaccante alle pendici del Vesuvio. Ma fu Vialli a dire di no. «Io non mi muovo da Genova», disse gelando le speranze del numero uno partenopeo. Che all'epoca ebbe l'impressione che in quel rifiuto ci fosse lo zampino dell'amico del cuore di Luca, Roberto Mancini. Ma Gianluca credeva nel progetto, tanto che l'anno dopo il secondo titolo del Napoli (1991) Vialli raccolse l'eredità di Diego portando il tricolore a Genova.
E sui social è circolata un'intervista di un giovanissimo Vialli che nell'inedita
veste di giornalista chiese a Maradona come mai nel 1979 non andò a buon fine la trattativa per portarlo alla Juve, nonostante fosse già stato acquistato dai bianconeri. Ora, da lassù, ci staranno magari ridendo sopra...
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