La disfatta della Roma in Norvegia: i tifosi rifiutano la maglia

Dopo il 6-1 subìto dal Bodø/Glimt, alcuni calciatori della Roma sono andati sotto la curva dei propri tifosi per scusarsi e regalare le magliette. "Non le vogliamo, avete preso sei gol..."

La disfatta della Roma in Norvegia: i tifosi rifiutano la maglia

La disfatta della Roma in Conference League sul campo dei norvegesi del Bodø/Glimt, piccola città sui fiordi del Circolo polare artico, è destinata a lasciare il segno. Il 6-1 con cui la squadra di Mourinho è stata sconfitta ha avuto sin da subito un epilogo molto duro nel faccia a faccia con i tifosi al termine della gara.

"La maglia non la vogliamo"

Il confronto giocatori-tifosi dopo il fischio finale non ha avuto storia: un imbarazzato Pellegrini si è diretto con parte della squadra nella curva destinata ai romanisti per scusarsi e regalare loro le maglie ma, all'unanimità, i 400 coraggosi che si sono recati fin sulla Norvegia settentrionale hanno ripetutamente gesticolato il loro "no" con l'indice della mano. Il capitano, Lorenzo Pellegrini, si era appena sfilato la maglia numero 7 per darla ai suoi tifosi ma è subito stato "invitato" a rimettersela. "La maglia non la vogliamo", hanno urlato più volte all'indirizzo del capitano e degli altri calciatori rei di non aver onorato, loro, la maglia giallorossa.

Oltre al capitano, sotto il settore ospiti erano presenti Calafiori, Kumbulla, Shomurodov, Abraham ed El Shaarawy i quali hanno tentato, invano, un confronto con i propri supporters. "Ma vaf...", "sei gol", e "abbiamo fatto 4mila chilometri, 4mila" le frasi più ripetute dai tifosi inferociti.

Il capitano giallorosso non si è nascosto nemmeno in conferenza stampa: "Quello che bisognava dirsi ce lo siamo detto negli spogliatoi ed è giusto che sia così. Dobbiamo chiedere scusa e ripartire da domani più forti di prima. Abbiamo preso una bastonata e ce la siamo meritata, dobbiamo far nostro questo brutto risultato e far sì che dopo questa figuraccia ci rimanga qualcosa per essere meno altalenanti - ha affermato Pellegrini - Ma non sono preoccupato, sono molto arrabbiato. Da domani mattina c'è da lavorare duro perché abbiamo altre partite da preparare e da vincere", scrive la Gazzetta dello Sport.

Le parole di Mourinho

Lo special One, se possibile, rincara la dose facendo affermando che le seconde linee della Roma non sono all'altezza di giocare in competizioni internazionali. "Una cosa è la nostra squadra dei 12-13 giocatori, un'altra cosa sono gli altri. L'unica cosa positiva di oggi è che adesso nessuno mi farà più la domanda sul perché giocano sempre gli stessi", ha affermato ai microfoni di Sky Sport. "Se potessi giocare sempre con gli stessi lo farei - ha aggiunto - Ma penso sia un rischio, abbiamo una differenza troppo grande tra un gruppo di giocatori e un altro. Mi aspettavo una risposta migliore, ma siccome la decisione è mia la responsabilità è mia".

Insomma, il messaggio alla proprietà e all'ambiente è chiaro: non mi è stata costruita la squadra che volevo. Più chiaro di così, si muore.

Adesso bisogna capire quali saranno le ripercussioni psicologiche e nei rapporti interpersonali tra Mourinho, squadra e società: domenica all'Olimpico arriva il Napoli capolista, fin qui l'unica formazione di Serie A ad averle vinte tutte. Il tempo per ricomporre i cocci è molto poco: un'altra sconfitta potrebbe aprire definitivamente la prima crisi dell'era Mou.

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