Novax Djokovid. Noi giornalisti sappiamo a volte essere crudeli con le disgrazie degli altri, ma in questo caso la sintesi della vicenda dello scambio di idee tra colleghi sul fatto del giorno è perfetta. Da untore a unto in sole 24 ore.
Come volevasi dimostrare, in pratica: Novak Djokovic e la di lui moglie Jelena sono positivi al coronavirus (per fortuna non i loro figli). Naturale conseguenza del casino disorganizzato messo su dal serbo e dal suo staff nell'Adria Tour, con tanto di commento allegato alle critiche che piovevano sotto il sole: «Le regole lo permettono». Certo, come ha puntualmente fatto rilevare il serbo, era tutto per filantropia. Ma è come si è arrivati alla conclusione prevista della vicenda che fa capire come il numero uno del mondo sia stato in preda al delirio di onnipotenza.
Numero uno (come il suo ranking mondiale): se uno occupa la leadership di uno sport, nonché la poltrona di rappresentante degli atleti di quello sport, deve stare attento come parla. E invece la quarantena ha trasformato Nole in uno spargitore di fesserie a gettito continuo, vittima lui stesso del delirio da social network. Mitiche le dirette con uno dei suoi guru preferiti, Chervin Jafarieh (fondatore di Cymbiotica, azienda che per intenderci spaccia miracolosi integratori a caro prezzo), con il quale ha dibattuto sul fatto che le molecole d'acqua interagiscano con le nostre emozioni.
Numero due: ancor peggio la deriva contraria al vaccino e alle cure tradizionali, certificata con la pubblicazione sui media serbi dei suoi dieci consigli per sconfiggere il virus. Prima regola «bere al mattino appena alzati acqua calda con aglio, limone e vitamina C». È servito, come si è visto.
Invece ecco l'Adria Tour, tra balli in discoteca compresi di limbo con la moglie, partite di basket con gli amici, assembramenti in piazza e stadi pieni e senza controllo. Col rischio, ora concreto, di aver riacceso il virus in due stati. I media croati la seconda tappa sospesa era a Zara, la prima a Belgrado ora sono un pochetto imbufaliti e chiedono dimissioni a raffica: «È stata a messa a rischio tanta gente perché qualcuno voleva colpire una palla. Ci siamo dimenticati di quel che è successo in Italia» (amici, noi però a tennis non ci giocavamo neanche in salotto).
Ma soprattutto i colleghi del numero uno, mai come ora in crisi di popolarità, stanno uscendo allo scoperto dai loro tornei esibizione organizzati come distanziamento comanda. Tipo Andy Murray: «Io sono amico di Novak, ma se ognuno fa come gli pare qui non si riparte più». Oppure l'ex tennista Andrea Gaudenzi, ora presidente Atp: «Comportamento infantile». Ed anche Tennys Sandgren, un nome un programma: «Djokovic positivo? Comincio a benedire la mia acqua con energie positive...». Molecola per molecola.
Insomma, lui alla fine si scusa («Mi spiace, spero stiano tutti bene») e ci si augura davvero che il serbo e i suoi ospiti (Dimitrov, Coric,
Troicki, due allenatori e chissà chi altro), restino positivi e senza sintomi come adesso. Che guariscano presto. E si spera proprio di rivederli tutti in campo, Novak Djokovic compreso. Ma non il suo fratello sciroccato.
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