Lo chiamavano «Salvo lo strano», ed a uno così non poteva che accadere qualcosa di pazzesco. Non appena la corte federale di Melbourne ha rimandato a casa Djokovic, Salvatore Caruso, 29 anni, catanese di Avola, si è ritrovato ad essere «il lucky loser più famoso del mondo». Lo ha detto lui sorridendo: «Spiace per Nole, ma qui ci si gioca uno Slam».
Ci dev'essere qualcosa nel nome quando una vita sempre nelle retrovie trova all'improvviso i titoloni dei giornali: il suo omonimo Damiano, per dire, una volta arrivò secondo al Giro d'Italia. Salvo invece ha sempre fatto girare le rotelle del cervello, non avendo un fisico da numero uno. Era strano appunto perché giocava a tennis, unico tra tutti i suoi amici calciofili, e a causa di un annuncio che aveva letto. Ed era tosto perché poi, per realizzare il suo sogno ha dovuto fare un patto con i genitori: «Provo un paio d'anni, poi vado all'università».
Il resto sono strade che si incrociano, come quando otto anni fa a Federer mancava uno sparring partner e fu chiamato a Basilea per 4 giorni: «Mi chiedevo sempre quando sarebbe uscito lo striscione di Scherzi a parte». E poi quando, nel 2019, al terzo turno del Roland Garros si trovò dall'altra parte della rete proprio Novak. Vinse ovviamente il serbo in tre set, che commentò dicendo: «Risultato bugiardo, lui è una vera sorpresa». Infatti.
E dunque Salvatore, sconfitto al terzo turno delle qualificazioni, numero 150 del mondo (è stato al massimo 76), grande testa e grande cuore, si è ritrovato al posto giusto nel momento giusto: era il terzo della lista dei ripescati, ma gli altri due erano già entrati in
tabellone. «Mi spiace per Novak» continua a ripetere, però poi pensa ai 57.276 dollari che gli entreranno nelle tasche: «Non ti bastano per la vita, ma servono per investire su me stesso». Mica male, detto da uno che era strano.
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