Quel giallo limone della maglia sembrava quasi una sfida. Come dire ad un pubblico assetato di astio: sono qui, mi vedete? A ciascuno la sua partita. Quella di Donnarumma, alias Dollarumma, è cominciata un'oretta prima. Sul vecchio e amato (salvo intervento di euro francesi) prato di San Siro, trionfale ingresso accompagnato da tenorile acuto di fischi. Sinfonia per orecchie solide ben diversa dall'applauso convinto e felice riservato a Thierry Henry e David Beckam comparsi sul maxi schermo. Per scaldare i cattivi pensieri lo stadio attendeva solo il traditore, peccato sia mancata un po' di fantasia: la curva sud dotata dei dollari falsi (lo avevano già fatto gli inglesi per Ashley Cole) e la scritta mercenario. Come una chicca sul bigliettone spiccava il numero 71 corredato dalla scritta Uomo senza onore. Da un'idea della smorfia. C'era bisogno di imitarla?
Il caso ha voluto, ma forse non il caso, visto che è stato Calabria a scegliere il campo, che il ripudiato sia partito nel primo tempo sotto la curva sud. Quasi a concedere subito il divertimento al popolo infuriato: quindi gran volare di bigliettoni, Dollarumma che raccoglie, un addetto che lo attende vicino al palo e lo abbraccia. Poi finalmente la partita. Con tempistiche fischiate all'ingrato. Che pensare? Forse la certificazione che San Siro si sta trasformando nel Sanremo dei fischi (per i fiaschi altra musica). Ascoltarli pareva la replica di quelli interisti contro l' infame (scritto sulle maglie) Lukaku. Il livello di decibel simile. Però il tifo milanista s'è concesso al modo tradizionale: senza fischietti. A sua volta quel figlio di, urlato a gran voce dai 70mila, è stato un leit motiv troppe volte ascoltato negli stadi. Un po' di originalità non guasta mai.
Fra l'altro dimenticando che quando Donnarumma se n'è andato, ed è arrivato Maignan, il Milan ha trovato un portiere migliore
e vinto lo scudetto. Idea confermata, quella sul migliore, dal gol subito da Leao e dai salvataggi del francese davanti ai colpi di Mbappè. Sebben Gigio abbia fatto vedere d'essere di buona stoffa ad evitare una debacle.
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