Ai tempi si consideravano i «migliori nemici». Definizione cara a Luciano Moggi per celebrare quel rapporto a metà strada tra la rivalità calcistica accesa, esaltata dalla finale Champions di Manchester (maggio 2003), e l'intesa politica per guidare la Lega di serie A e gestire il dossier dei diritti televisivi. Adesso c'è un altro scomodo intreccio riferito alle cronache recenti delle scommesse per la presenza e l'amicizia tra Fagioli (tesserato Juve) e Tonali (ex Milan). Per dimenticare tutto questo e costruire un futuro degno dei due blasoni e dei rispettivi eserciti di tifosi, c'è questo Milan-Juve di domenica sera fatto apposta per segnalare una striscia inquietante di assenze eccellenti e verificare sull'erba di San Siro le rispettive ambizioni, dichiarate e non.
Pioli non ha l'obbligo di vincere lo scudetto - Scaroni il suo presidente continua a ripetere il piazzamento tra i primi quattro - ma adesso che è in cima alla classifica dopo 8 turni, sorpassando l'Inter dopo averla subita nel derby, sa benissimo che non può giocare a nascondino. Allegri gioca di sponda con i suoi e considera tranelli i pronostici che lo accreditano candidato numero uno al titolo grazie alla mancata partecipazione alle coppe (anche Marotta ha ripetuto la stessa musica). A decidere la sfida da tutto esaurito saranno più le assenze che le presenze. A Milanello la sosta per nazionali ha portato in dote un altro infortunio: in quella di settembre si fermò Kalulu, in quest'ultima è toccato a Sportiello (lesione del gemello del polpaccio sinistro, 2 mesi fuori), portiere di riserva destinato a giocare per la squalifica di Maignan senza dimenticare Chukwueze caduto con la Nigeria. Nonostante tutte le correzioni alla preparazione fisica, il numero degli accidenti muscolari è sempre troppo elevato per non aprire un fronte critico. A questo punto Pioli ha l'obbligo di rivolgersi ad Antonio Mirante, classe 1983, terzo portiere, ultima presenza in Milan-Verona del 4 giugno scorso, in sostituzione di Maignan. Theo Hernandez è l'altro squalificato della compagnia milanista: una difesa con i cerotti, quella rossonera. Nella lista dei recuperati sono comparsi Kalulu e Krunic, utilissimi nella settimana scandita da un tre impegni dalla difficoltà massima (Juve, Psg, Napoli). La Juve non se la passa meglio perché si è fermato Danilo, capitano e puntello della difesa, Chiesa è tornato indietro dalla Nazionale per via dei dolori denunciati, Pogba e Fagioli sono fuori gioco per i noti motivi. Infine c'è un altro incrocio di segno romantico: il debutto a San Siro di un altro Weah, figlio di George che negli anni novanta regalò gol speciali.
Eppure c'è il forte sospetto che lo spettacolo possa essere all'altezza grazie ai due stili di gioco.
La Juve non vuole palleggiare, tenta di sorprendere il rivale con le sue torri, specie sui calci piazzati, il Milan vuole comandare il gioco per portare palloni utili dalle parti di Pulisic e Leao. Proveranno a far dimenticare, per un paio di ore, anche gli affanni della Nazionale. Ne abbiamo bisogno.
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