Sono due le spine in gola che accompagnano Stefano Pioli e il Milan lungo il viaggio verso la riviera di ponente, destinazione La Spezia, residenza della squadra rivelazione del torneo appena passata di proprietà di una famiglia americana. La prima spina riguarda il rinnovo contrattuale di Donnarumma che comincia a tenere banco e a increspare le acque del tifo rossonero. «Siamo molto fiduciosi e i ragazzi sono molto sereni» riferisce Stefano Pioli, il barometro di Milanello. Il punto se mai è che, ancora una volta, alla ribalta della tormentata trattativa sale l'agente Mino Raiola con le sue richieste irricevibili (2 anni a 7.5 milioni - sperando di trovare un altro acquirente - oppure 5 anni a 10 netti che valgono per il bilancio del club un totale da 100 milioni, una cifra da fuori di testa) e si riconferma, per i club, indigesto come uno yogurt scaduto. Ma l'aspetto più pittoresco di tutta la vicenda è che l'agente, arrivato giovedì a Milano per incontrare il presidente del Napoli De Laurentiis, nel commentare l'argomento con i cronisti si è travestito da cappuccetto rosso pregandoli «di lasciare in pace Gigio». A dire il vero, l'unico pregato di lasciare in pace Donnarumma con le assurde pretese, e a non provocargli qualche altro stress emotivo come nel 2017, dev'essere proprio lui, il lupo Raiola, uno dei pochi a non essersi accorto che, sotto gli effetti perversi della pandemia, anche il calcio ha perso quotazioni, incassi, posizioni e privilegi.
L'altra spina è Ibra che continua a stupire gli scettici (14 gol in 11 partite) e che si prepara al doppio impegno tra campionato e festival di Sanremo fissato per la prima settimana di marzo. «Il nostro festival sarà la sfida con lo Spezia» chiosa Pioli che prova a disinnescare quest'altra mina vagante. Perché risulta improbabile che mercoledì 3 marzo (Milan-Udinese ore 21) e domenica 7 marzo (Verona-Milan), Zlatan possa conciliare i due impegni.
Per fortuna del Milan, Pioli è uomo di mondo e così, a proposito di canzonette, chiarisce che «gli piace la famosa Volare ma preferisce lavorare» in modo da evitare bruschi risvegli. «Più i sogni sono grandi, più le delusioni diventano cocenti» scandisce alla fine il tecnico, l'unico a sapere come va il nostro calcio.
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