Drogba, confermato l'addio al calcio

L'ex centravanti del Chelsea, dopo aver smentito le indiscrezioni di qualche settimana fa, conferma l'addio al calcio su Instagram: "Se vi diranno che il vostro è un sogno troppo grande, lavorate duro e in maniera intelligente"

Drogba, confermato l'addio al calcio

Didier Drogba si ritira dal calcio giocato. E stavolta, a quanto pare, non ci saranno clamorose retromarce. Il campione ivoriano lo ha annunciato su Instagram con un post-amarcord che lo ritrae, bambino, a calcare i campetti in terra battuta di Niaprayo, sobborgo di Gagnoa, la città del Sud della Costa d’Avorio dove è iniziata una carriera sfavillante, culminata – nel 2012 – con la conquista della Champions League.

Risale, la foto, al lontano 1989, al tempo in cui lui aveva appena undici anni, il calcio africano non era ancora uscito dalla minore età sportiva ed era ancora considerato troppo esotico per essere davvero credibile. Le figuracce dello Zaire ai mondiali del '74 erano un ricordo troppo vivido. Poco importa che dietro la punizione al contrario di Ilunga ci fosse una storia "ribelle" ben più interessante della vulgata dei calciatori che non conoscevano manco le regole di base del football.

Ci penseranno i Leoni Indomabili del Camerun, Roger Milla e compagni, a cancellarli e a far ricredere il mondo, giusto dodici mesi dopo da quella fotografia, animando e stregando le Notti Magiche dell'estate di Italia ’90.

Tanto tempo è passato da allora e adesso che quel bambino ha compiuto quarant’anni, un’età elevatissima per un attaccante, e dopo aver girato il mondo, ha deciso di appendere gli scarpini al chiodo. “Se vi diranno che il vostro sogno è troppo grande, ringraziate e lavorate ancora più duro e in maniera intelligente affinché diventi realtà”. E prima ancora del ringraziamento di rito a tutti i compagni di squadra, agli allenatori e ai milioni di tifosi che hanno esultato per i suoi gol dall’Inghilterra alla Cina passando per gli stati Uniti Drogba scrive: “Non potrei essere più orgoglioso di quanto sia riuscito a conquistare in questi vent’anni di carriera”.

Una carriera che parte da lontano. Come la stragrande maggioranza dei calciatori del Continente Nero, Drogba trova l’Europa arrivando in Francia. Il piccolo Levaillos prima, poi diventa professionista con il Le Mans quindi si fa notare in Armorica, con la maglia rossonera del Guincamp. Da lì sbarca in Provenza e l’Olympique Marsiglia lo mette sotto i riflettori del calcio che conta. Una stagione basta per scatenare l’asta, vinta dal Chelsea anche grazie all’opera di persuasione fatta dall’allora tecnico blues José Mourinho. È il 2004, rimarrà a Stamford Bridge fino al 2012, quando con una sua zuccata all’89esimo e grazie al rigore vincente infilato a Sigfrido Neuer regala al Chelsea la Champions League a discapito del Bayern Monaco.

Subito dopo vola in Cina, inaugurando la stagione degli ingaggi mostruosi: lo Shangai Shenhua gli offre, a 34 anni, un contratto monstre, pare da trenta milioni a stagione. Sulla via della Seta ci passa solo un anno, Drogba, che torna in Europa. Al Galatasaray in Turchia, dove trova il tempo per infilare un clamoroso gol di tacco al Real Madrid, poi torna a Londra. Infine imbecca la via dell’Ovest: nel 2015, se ne va in America. Prima i Montreal Impacts e poi i Phoenix Rising. Dove terminerà la carriera.

Drogba è appartenuto alla generazione che ha fatto fare il tanto sospirato salto di qualità al football africano. I calciatori del Continente Nero non riuscivano a scrollarsi di dosso – se non alcune sparutissime eccezioni – il luogo comune secondo cui, alla grandissima prestanza atletica non riuscivano a unire un livello tecnico almeno accettabile né la costanza di rendimento.

Drogba, fortissimo fisicamente e con un altissimo senso del gol, capace di segnare da ogni posizione, è stato capace di risolvere le partite (anche le finali) praticamente da solo. Ha segnato in carriera 372 gol, tra club e Nazionale. Degli Elefanti, la rappresentativa del suo Paese, è il recordman di gol: 65 in 104 presenze.

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